sabato 31 dicembre 2011

Tanto da dire parte 1....

Sottotitolo: Un anno, una ballata.

Ci sono anni che segnano punti di svolta, altri in cui ti sembra di viaggiare con il vento in poppa, ed altri ancora in cui ogni singolo metro di strada che percorri sembra un groviglio inestricabile di rovi attraverso cui, in un modo o nell'altro, devi passare per andare oltre; ebbene, se mi guardo alle spalle e osservo ciò che ci è capitato in questa  annata, devo dire che il 2011, per noi, ha riassunto tutte e tre le caratteristiche in una botta sola e precisamente:

una prima parte, in cui ogni singolo giorno dovevi veramente tirare fuori tutte le tue energie e la tua volontà di andare avanti, perché il tempo sembrava scandito come un orologio da una serie consecutiva di mazzate che ci piombavano addosso da ogni dove (per maggiori dettagli leggere la migliore risposta di sempre)

un punto di svolta, arrivato ad inizio luglio quando, guardando il volto teso e scavato di mia moglie, le ho detto che era arrivato il momento di iniziare a muoversi in maniera decisa per cercare il mutuo per il rogito del nuovo appartamento, perché "visto tutto quello che stiamo passando, abbiamo bisogno di prenderci delle soddisfazioni, quindi ho deciso che iniziamo a muoverci per garantirci casa nuova".

una seconda parte in cui situazioni e sensazioni hanno preso una direzione decisamente più positiva e, anche se la sorte in alcuni momenti ha provato a ributtarci a terra, siamo sempre riusciti a cadere in piedi e a riprendere il percorso che avevamo intrapreso (vedi corda tesa) per poi chiudersi, per quel che mi riguarda, con due soddisfazioni assolutamente enormi: la prima, l'amicizia complice sbocciata definitivamente tra mia moglie e la mia prima donna con un abbraccio tra loro che è diventato uno dei miei ricordi più preziosi e belli in assoluto; la seconda un riconoscimento professionale da parte dell'azienda per cui lavoro che è arrivato in maniera assolutamente inaspettata.

Alla fine di tutto, nonostante tutto, non posso che dare un segno decisamente positivo anche a quest anno, proprio perché abbiamo saputo reagire insieme a tutte le avversità che abbiamo incontrato e perché abbiamo saputo andarci a prendere la gioia anche nei momenti più duri e cupi dell'anno.

E per finire, come capita ogni anno, anche in questo c'è stata tantissima musica nuova (scoperta e/o riscoperta) che ha saputo farmi vibrare, ma per questo vi rimando alla parte 2, che scriverò quanto prima ;)

A presto.

martedì 8 novembre 2011

Addicted to chaos

Ovvero, VIVA CHARLIE EPPS

Partiamo dai fatti:

In questo periodo, sto leggendomi, mano a mano, i volumi della collezione "MONDO MATEMATICO", che sono 34 libri, ciascuno dei quali parla un aspetto o della matematica teorica o della matematica applicata o dell'interazione tra la matematica e un altro campo del sapere umano, ne descrive il percorso che ha avuto attraverso la storia e parla poi delle applicazioni che quel particolare argomento matematico ha con la realtà che noi viviamo tutti i giorni. Proprio in questi giorni, mi sto leggendo il volume che si intitola LA FARFALLA E IL CICLONE, che parla della teoria del caos e dei cambiamenti climatici e, mentre sto leggendo una serie di paragrafi sull'utilizzo che della teoria del caos è stata fatta nelle scienze mediche, ecco la frase illuminante:

"Riassumendo, la grande scoperta è la seguente: GLI ESSERI UMANI SONO COMPLESSI E CAOTICI QUANDO SONO SANI, E RIGIDAMENTE ORDINATI QUANDO SONO MALATI"

A questo punto, la domanda è una sola: da 0 a 100, quanto ciascuno di voi si sente MALATO?

e adesso potete iniziare a divertirvi sul serio!

mercoledì 2 novembre 2011

SIIIII PUÒ FAAAAREEEEEEEEEE!!!!!!!!

Ovvero, quando la realtà è dalla tua parte.

Avete presente le classiche situazioni in cui, specie quando si è adolescenti, si parla con persone più grandi (o più vecchie che dir si voglia) e, mentre l’adolescente sostiene una tesi, o formula un dubbio, l’esperto di turno tronca la discussione con un “quando proverai, vedrai…” mettendo pure nel tono quella pausa finale a voler sottointendere “vedrai… che avevo ragione io”? Ebbene, proprio l’altra sera, a casa mia, è successa una cosa che mi ha palesemente dimostrato che tutte le “persone esperte” che quando ero adolescente mi dicevano “vedrai…” non solo non avevano ragione, ma avevano proprio torto marcio: due persone si sono abbracciate in maniera assolutamente spontanea e sincera, ridendo di gusto, sia con la voce, sia con gli sguardi.

A questo punto devo fare un salto indietro nel tempo, al marzo del 2005, quando sono andato a vivere da solo. Nel momento in cui sono entrato nell’appartamento, ho cominciato a organizzarlo fino a farlo diventare in tutto e per tutto la mia tana e, una volta terminate le operazioni di assestamento, avevo cominciato a viverla. In quel momento, immaginavo già una moltitudine di persone che avrei voluto invitare e, tra queste in particolare, c’era una persona che, vuoi per la distanza, vuoi per i casi della vita, non aveva avuto ancora l’opportunità di venirmi a trovare a casa mia.

Passa il tempo e io inizio la storia con la donna che sarebbe poi diventata mia moglie, casa mia diventa casa nostra mentre, nel corso degli anni, ho modo di farle conoscere le altre due donne con cui ero stato prima di lei e di cui, ad oggi, sono ancora amico. Mentre con una delle due non si riesce a creare sintonia, con l’altra (che tra l’altro è stata la mia prima storia in assoluto) la simpatia è nata spontanea fin dal primo incontro, avvenuto proprio il giorno del matrimonio, e, anche se negli anni successivi ci siamo visti solo un’altra volta in quel di Roma, i contatti tra noi tre sono comunque continuati grazie alla rete, fino a quando, approfittando del fatto che questa mia cara amica in questi giorni era di ritorno in Italia per alcuni giorni di ferie, domenica pomeriggio è finalmente giunta a casa nostra, tra l’altro nel momento in cui abbiamo acquistato un nuovo appartamento e stiamo facendo fare i lavori per poterci trasferire entro pochi mesi.

Al tavolo, a cena, eravamo io, mia moglie, la mia amica e un amico comune a tutti e tre ed è stata una serata assolutamente fantastica, con a tavola un’atmosfera divertita e una complicità comune, che arriva da anni di conoscenza reciproca, un divertirsi rilassato di chi sta raccontando e ascoltando pezzi di vita, a volte anche condivisi, sempre con un tocco di ironia e con scambi di confidenze reciproche, che a momenti coinvolgevano ed escludevano elementi diversi, in un continuo rimbalzare di presenti e passati che continuavano ad incrociarsi. Ed è stato proprio in uno di quei momenti in cui si è consumato l’abbraccio che ho descritto prima e le persone che ne sono state protagoniste sono proprio state mia moglie e la mia amica, con cui nel 2003 avevo avuto la mia prima vera storia (e tra l’altro la mia amica, quando mi ha visto, mi si è avvicinata ridendo e dicendomi: “via, che queste sono cose da donne”).

Per questo oggi dico SI PUÒ!

Si può trasformare una storia d’amore finita in una bella amicizia.
Si può far nascere l’amicizia anche tra chi ami e chi ti ha amato.
Si può condividere gioiosamente la propria vita passata e presente.

Basta non aver paura di essere sinceri con se stessi e con gli altri.
Basta essere coscienti delle proprie emozioni e viverle appieno senza vergognarsene.
Basta essere consapevoli delle proprie scelte e seguirle coerentemente.

E questo NON DIPENDE MAI dai ruoli delle persone, ma dal loro modo di essere e di porsi.

Per la grande gioia che mi avete col vostro abbracciarvi, col vostro ridere assieme e con la vostra bella amicizia, per quello che siete e che siete state, solo una cosa volevo dire a voi due:

Grazie di esistere e di essere nella mia vita, magnifiche donne!



lunedì 17 ottobre 2011

Corda Tesa

Con oggi, inizia ufficialmente il valzer dei lavori in casa nuova. Nelle ultime settimane, sommerse da preventivi, da dati tecnici e da cifre, ci siamo ritrovati di fronte alla necessità di far quadrare i coNti della nostra disponibilità economica con i coSti sia dei lavori che dobbiamo far fare, sia di quelli che vorremmo far fare (come è vero che basta una lettera cambiata per creare parecchie difficoltà).
Nel fare questo, infatti, non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che ci era successo con la banca che ci ha concesso il mutuo, quando, a ventiquattro ore dall’appuntamento col notaio e con il venditore per il rogito della casa, tra l’altro fissato due settimane prima dalla banca stessa, la direzione generale si è svegliata e ha deciso, in maniera assolutamente arbitraria e unilaterale, di bloccare tutti i mutui ultra trentennali, tra cui anche il nostro (da notare che, inoltre, il mutuo ultratrentennale per cui avevamo già firmato tutti i documenti necessari, era stato in realtà una controproposta della banca stessa rispetto alla nostra richiesta originale, che la banca riteneva potesse essere troppo onerosa per noi).
Ricordo perfettamente quella mattina, quando ho ricevuto la telefonata della direttrice della filiale in cui avevamo portato avanti la pratica del mutuo, ricordo il rimbalzare di telefonate successive, tra me e mia moglie, tra mia moglie e la banca e tra la banca e me, in cui si cercava un modo per risolvere la situazione del blocco imposto dall’alto (mi piacerebbe poter inserire nel codice penale il reato di “avidità conclamata”; mi divertirei troppo a vedere i banchieri messi al minimo sindacale del 3° livello metalmeccanico a spaccar pietre in miniera, o a costruire la salerno – reggio calabria) e ricordo anche la tensione creatasi nel capire che avremmo anche potuto rischiare di perdere sia la casa che la caparra, cosa che ci avrebbe costretto a rinunciare al progetto di una casa nuova per parecchi anni. Nonostante tutto, alla fine, si è trovato un accordo per cui l’acquisto è andato in porto ma, chiaramente, l’accordo in questione prevedeva che noi accettassimo sia un accorciamento del tempo del mutuo a trent’anni, sia una decurtazione dell’importo di ulteriori 10000 euro, cosa che adesso, ovviamente, pesa sul budget che noi abbiamo a disposizione per poter fare i lavori per rendere agibile e confortevole la nostra nuova tana.
Giorni tesi, questi, dove tra l’altro ci si trova ancora a confrontarci coi tempi e coi modi della legislazione economico-fiscale italiana, sempre più fantasiosa e nebulosa al tempo stesso, che ci obbliga a decidere in tempi decisamente stretti, perché ad oggi ancora nessuno sa se nell’anno prossimo varranno ancora le agevolazioni che valgono oggi (aggiungo anche un sentito “grazie” alla persona che ci ha venduto la casa, che al compromesso si è intascato una caparra di quasi un quarto del valore della casa, con la clausola che ci avrebbe dovuto dare le chiavi in qualunque momento noi gliele avessimo chieste, e che quando, a 14 giorni dalla stipula del mutuo, noi gliele abbiamo effettivamente chieste, lui si è bellamente RIFIUTATO di darcele perché “ormai non ne vedo più il motivo”).
Tutto questo si ripercuote nel quotidiano, dove mi sento nervoso e irascibile e me ne rendo conto perché, a fronte di osservazioni davanti a cui rispondevo sempre con un sorriso o con una battuta o con entrambi, adesso mi viene quasi da urlare e se non lo faccio è solo perché so che chi mi fa l’osservazione (mia moglie compresa) non c’entra con l’ansia e con la tensione che provo in questo periodo, e so che sfogare questo nervosismo su chi mi sta vicino non servirebbe ad altro che ad avvelenare le nostre giornate, per cui quando sto per rispondere mi fermo, respiro, e non lascio che sia il nervosismo in questione a parlare, ma prendo il controllo e vado avanti.
Ieri sera siamo riusciti a trovare una quadra e quindi oggi parte l’operazione “riassetto casa nuova” e, alla fine, so che comunque anche questa tensione finirà.

venerdì 7 ottobre 2011

Notes of Another

Ovvero, oggi tocca a voi!

Dopo Aver tanto parlato del mio rapporto con la musica, aver descritto i miei gusti in merito e come la ascolto e la vivo, oggi voglio fare il curioso e chiedervi:

Che ruolo ha la musica nella vostra vita?
Che tipo di emozioni cercate nella musica che ascoltate?
Quali sono le caratteristiche di una musica che vi fanno dire "mi piace" o "non mi piace"?
E, infine, se doveste indicare i 5 vostri autori preferiti di sempre e i vostri 5 album preferiti sia di quest'anno che di tutti i tempi, chi indichereste?

Mi fate curiosare un po' tra i vostri gusti, per favore? ;)

Ciao a tutti e a voi la parola.

martedì 4 ottobre 2011

E se non fosse “solo” musica… Parte II


Questa è la storia di una persona, di una passione e di due evoluzioni parallele; una storia che ha come protagonista un bambino cresciuto ascoltando musica che, come tutti, nei primi anni di vita ascoltava ciò che si sentiva nella casa dei genitori e che, da quando ha imparato a leggere, sentiva le canzoni avendo davanti i testi, anche quando ancora non conosceva la lingua in cui quelle canzoni erano scritte, e tentava comunque di riprodurre, anche solo a livello fonetico, ciò che stava ascoltando. Ed è da qui, con un retroterra musicale formato da musica rock, folk, italiana e classica, che è iniziato il mio continuo confronto con la frase “ma dai! Quella non è musica….”. Una frase che, nel corso degli anni,  ho sentito migliaia di volte su centinaia di bocche diverse (compresa la mia) e che oggi, dopo quasi trent’anni di vita vissuta e di musiche ascoltate e sentite sulla pelle, ho definitivamente abolito dal mio vocabolario. Troppe volte, infatti, mi è capitato di dire questa frase di una canzone, di un disco, di un autore o di un genere intero, per poi, col passare del tempo, cambiare idea e riascoltare tutto con uno spirito diverso, mentre mai (e sottolineo MAI) mi è capitato di dire in prima battuta che una musica mi piaceva e poi rinnegarla nel corso del tempo. Per questo, oggi, mi sento di dire che è la musica in sé ad essere bella, e questo al di là di qualsiasi distinzione di generi o di epoche.

Apro lo scrigno dei ricordi, quindi, e torno indietro a 25 anni fa, con me dodicenne, sui gradini della scuola di chiavazza che mi stavo esaltando nel raccontare ai miei compagni di allora quella che per me era stata una nuova ed esaltante esperienza musicale; pochi giorni prima, infatti, avevo acquistato coi risparmi delle paghette, allora elargite dai miei genitori, un doppio vinile dal titolo “105 minuti di musica live” e, nell’ascoltare la prima delle quattro facciate, l’impatto di quei suoni e di quelle linee melodiche cantate mi avevano assolutamente colpito con la loro energia; per questo, nel parlarne, ho usato la frase “il disco è bellissimo, la prima facciata è proprio heavy metal, ci sono i Queen, i Deep Purple, gli Iron Maiden…” mentre citavo i gruppi con enfasi crescente, uno dei ragazzi lì presenti mi dice “beh, ma i Queen ed i Deep Purple non sono heavy metal; gli Iron Maiden sì, sono un bell’esempio, ma gli altri due sono solo hard rock; se vuoi sentire del metal, sentiti i Metallica, per esempio!”. In quel preciso istante due cose mi sono state chiare:
1    1)      Quel tipo di suono mi esaltava
2    2)      Il metal era già più vasto di quanto mi fosse apparso di primo acchito.

In quegli anni, però, la mia voglia di acquistare ed ascoltare musica era in parte frustrata da due cose: in primo luogo la mia personale situazione economica di dodicenne ancora completamente mantenuto dai genitori e quindi con una disponibilità economica molto limitata rispetto ai dischi che avrei voluto comprarmi (oddio… ora che ci penso, anche oggi, pur se non sono più mantenuto dai miei, continuo a considerare la mia disponibilità economica come molto limitata rispetto ai dischi che vorrei acquistare: com’è questa storia? :P ) e poi c’era anche il fatto che, ai tempi, il supporto di riproduzione più utilizzato era il vinile (il compact disc stava iniziando ad uscire in quegli anni, ma aveva ancora dei prezzi proibitivi per i tempi) e quindi, quando io usavo il giradischi cercando di ascoltare una canzone più volte di fila cercando di impararne a memoria il testo, ad un certo punto sentivo la voce di Sergio dire “smettila di ascoltare la stessa canzone che il vinile si rovina” e così il salto successivo avvenne due anni dopo, quando il compact disc cominciò a diffondersi anche a livello più ampio.

Era il 1988, l’anno in cui ebbe inizio la mia collezione di CD con i primi due acquisti: uno fu “Ancient Heart” di Tanita Tikaram e l’altro una delle tante versioni dei “Carmina Burana” di Carl Orff . Erano gli anni del liceo e due furono le fonti a cui attinsi per ampliare la mia conoscenza musicale: la prima era il classico scambio di opinioni e di cassette con i compagni di scuola; la seconda, invece, fu una raccolta della deAgostini che feci in quegli anni che si chiamava “Il Grande Rock” che settimanalmente faceva uscire dei fascicoli suddivisi per anno a cui venivano allegati dei cd raccolti di gruppi che venivano ritenuti importanti e rappresentativi e fu così che iniziai a conoscere e ad ascoltare gruppi come Black Sabbath, Blue Oyster Cult, AC/DC e simili; inoltre, quando un mio compagno di classe mi fece ascoltare le canzoni di un gruppo australiano assolutamente sconosciuto ai più come gli Hoodoo Gurus, rimasi veramente colpito da ciò che sentivo e, d’un tratto, imparavo una lezione su come anche nomi assolutamente non pubblicizzati potessero essere artisti che valeva la pena conoscere ed ascoltare. Ricordo, infine, che quando acquistai “the Number of the beast” degli Iron Maiden, mio padre mi disse: “ma come fa una persona come te che ascolta clapton, inti-illimani, Branduardi e cose del genere ad ascoltare quel rumore? Mica sarà musica quella”; era cominciato il conflitto generazionale su cosa far andare nello stereo.

Così, mentre gli anni passavano e io, tramite il confronto con le persone con cui interagivo, captavo sempre nuovi stimoli musicali che andavano nelle direzioni più disparate, arriviamo ad un periodo fondamentale per l’evoluzione del miei gusti musicali: gli anni dal 1995 al 1998. In quel periodo, infatti, sono successe diverse cose:
1   1)      Ho cominciato ad uscire la sera per andare nei pub dove si ascoltava musica
2   2)      Ho acquistato per la prima volta una rivista di critica musicale incentrata sulla musica hard rock e heavy metal
3   3)      Ho conosciuto un gruppo di persone che era molto addentro al mondo del metal che mi hanno fatto conoscere uno dei negozi di dischi che poi è diventato una delle mie fonti principali di approvvigionamento musicali
4   4)      Un mio amico d’infanzia aveva aperto nel paese dove abitavo un negozio di dischi specializzato in musica metal
5   5)      Un altro mio amico mi ha fatto conoscere dei cataloghi dove poter acquistare musica a costi decisamente più bassi della norma.
Tutto questo, unito al fatto che iniziavo a fare i primi lavori stagionali e che quindi avevo aumentato la mia disponibilità economica, mi ha portato ad acquistare molta musica tanto che, in poco meno di due anni, la mia collezione, da 353 unità qual era, era arrivata a quota 1000. E’ stato proprio in quegli anni che ho avuto modo di vedere come nel metal ci fossero veramente innumerevoli correnti, da quelle contraddistinte da suoni anche molto soffici a quelle che erano pura brutalità sonora ed è sempre stato allora che questo tipo di musica è diventata la mia preferita in assoluto. Perché? Perché tra tutte le musiche che mi fosse stato dato di ascoltare fino a quel momento, in quel tipo di musica trovavo l’espressione più vera ed intensa di una gamma di emozioni veramente vaste che andavano esplorando tutte le parti dello spettro emotivo dell’essere umano, sia quelle di tipo positivo sia quelle di tipo negativo; inoltre vedevo e sentivo nei testi momenti di vera e propria poesia che si sposavano con una musica che, oltre alla tecnica ed alla potenza, univa anche una dinamica dei suoni che rendeva l’insieme come un qualcosa che vibrava all’unisono col mio modo di essere e che ancora oggi, dopo anni di continui nuovi ascolti e di nuove realtà scoperte, sia in campo metal che in altre aree musicali, non ha perso un oncia del suo impatto e del suo valore per me. Inoltre, nell’esplorare quella musica anche attraverso le fusioni che essa faceva con i generi più disparati, ho anche imparato ad apprezzare e ad approfondire la conoscenza musicale anche in altri ambiti. Infine è stato proprio in quegli anni che ho conosciuto il gruppo che è diventato il mio preferito in assoluto, ovvero i Savatage.

Passato quel triennio chiave, gli altri momenti di ulteriore evoluzione sono stati il periodo dal 2000 al 2002 e gli ultimi tre anni: nel primo periodo mi sono avvicinato anche al jazz alla musica etnica ed ho rivalutato la musica classica e quello è stato proprio il momento in cui ho capito che non avrei mai e poi mai avuto la possibilità, sia economica che di tempo, per approfondire come avrei voluto la conoscenza della musica che mi piaceva e che quindi dovevo fare delle scelte; nel secondo periodo ho ritrovato il piacere di scoprire e di riscoprire musiche a me sconosciute, sia del presente che del passato, attraverso la radio ed ho rivalutato la musica latino-americana, il rap e molta parte della black music, la techno e molta parte del pop italiano abbattendo di fatto le ultime barriere mentali che ancora resistevano in me.

Nella mia vita, come già detto prima, ho detto veramente tante volte la frase “ma quella non è musica” volendo con quella frase imporre il primato della musica che ascoltavo io su quella che ascoltavano gli altri, ma ciò che ho vissuto nel corso degli anni mi ha dimostrato che tutte le volte che una musica non piace il problema non è la musica, ma chi la ascolta che fin troppo spesso si trincera dietro schemi mentali e pregiudizi che, di fatto, non danno alla musica la possibilità di toccare le corde delle emozioni profonde che risiedono in ciascuno di noi.   

Oggi, quando mi chiedono che musica mi piaccia, io rispondo che la mia musica preferita è il metal ma che a me la musica piace veramente TUTTA e, per finire,  so anche che, comunque vada, non potrò mai ascoltare e godere di tutta la musica che vorrei poter sentire e collezionare, ma so anche che mi gusterò sempre fino in fondo tutto ciò che ho scoperto finora e anche tutto ciò che da oggi andrò a scoprire.

lunedì 3 ottobre 2011

the place that I call(ed) home


Data: 10/12/2004
Luogo: un ufficio nel biellese
Protagonisti: Io, un mio parente e tre persone ciascuna delle quali ha una caratteristica che le rende molto ben distinguibili.

La prima ha una faccia tra il serioso e il soddisfatto e praticamente non spiaccica quasi mai due parole una in fila all'altra; la seconda sta defilata con sul volto un espressione tendente all'arcigno e tiene in mano un rettangolo di un tipo di carta un po' strana che sembra influenzare il suo umore in maniera inversamente proporzionale alla distanza del rettangolo suddetto dal petto del suddetto tizio (che questo rettangolo sia una nuova forma di pace maker portatile che agisce senza bisogno di essere impiantato chirurgicamente? mah!); il terzo legge senza sosta e a velocità notevole una serie di facciate di fogli protocollo dattiloscritti in cui si riesce, ogni pochi capoversi, a ripetere almeno 3 volte gli stessi concetti ogni volta con parole lievemente differenti (sarà forse l'esecuzione di un esame di grammatica basato sui sinonimi??)

A un certo punto il lettore si ferma e io, lui e il serio iniziamo a scrivere in maniera quasi compulsiva praticamente la stessa cosa per un numero di volte indeterminato dopo di che, l'arcigno passa al serioso lo strano rettangolo e hai visto che nel passaggio del rettangolo in questione l'arcigno impallidiva tanto quanto
il serioso prendeva colore sul viso (ahhhhh ho capito tutto! E' un nuovo tipo di lampada abbronzante portatile!!!!) e dei pezzi di vari metalli con varie forme e lunghezze passano dal serioso a me, dopodiché ognuno se ne va per la sua strada.


Data 30/09/2011

Luogo: un ufficio nel biellese
Protagonisti: Io, un mio parente e tre persone ancora ben distinguibili tra loro.

La prima ha l'aria soddisfatta e parla costantemente facendo battute e ammiccamenti un po' a tutti gli altri presenti; la seconda ha sempre vicino a sé un rettangolo, che mi sembra molto simile a quello che avevo visto girare di mano in mano quasi sette anni prima, e vedo che tanto più il rettangolo in questione è vicino alla persona che ne è custode, quanto più lei tende a sudare (non ho ancora capito a che serva questo maledetto rettangolo, adesso sembra fare l'effetto di una sauna); la terza persona si comporta esattamente nello stesso modo in cui la sua figura omologa si era comportata la volta prima (penso sempre di più che gli insegnanti di lettere non dovrebbero insistere così sui sinonimi se no ogni scritto diventa un'appendice del vocabolario)

Quando il lettore si ferma Io, il mio parente, l'ammiccante e lui siamo colti dallo stesso attacco di grafomania (mi sembra di rivedere tanti piccoli emuli di Jack Nicholson che in Shining scriveva sempre "IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA") dopodiché la custode cede il rettangolo all'ammiccante e l'ammiccante porge a me ed al mio parente altri pezzi di vari metalli e di varie forme (che fantasia che hanno nessuno di questi pezzi ha la benché minima somiglianza all'altro).


In buona sostanza: ABBIAMO FATTO IL ROGITO DI CASA NUOVA!!! :D


Per la seconda volta nella mia vita, quindi, acquisto un luogo che posso chiamare "casa", anche se, da allora ad oggi, alcune cose sono cambiante:

Allora il parente che mi accompagnava era mio padre, e l'acquisto in sé ha segnato il mio passaggio dalla vita nella famiglia di origine alla vita indipendente e l'appartamento acquistato in quell'occasione è stato poi arredato e pensato a mia misura e a mio uso e consumo. In questo appartamento, poco tempo dopo, ho accolto la persona che sarebbe poi diventata mia moglie, ma ancora oggi questa la sento come casa MIA, anche se nel corso del tempo è stata riadattata per far fronte sia alle esigenze di mia moglie come persona singola, sia alle esigenze comuni di coppia.

Adesso il parente che ha condiviso il secondo acquisto è mia moglie e l'appartamento acquistato con questa nuova operazione è stato cercato, pensato e voluto da ciascuno di noi due perché potesse diventare casa NOSTRA, e lo stiamo progettando assieme, tra discorsi idee e sfottò, perché possa essere il nostro rifugio e  lo specchio fedele di ciò che siamo, sia come individui che come coppia, ed è bello vedere come ci stiamo divertendo a confrontarci nel nostro modo di vedere e di vivere gli spazi in modo tale che il risultato di questo sia un posto in cui i nostri due mondi si incontrino e si mescolino per arricchirsi l'un l'altro.

Penso a quando siamo usciti dagli uffici della banca con in mano le chiavi di casa NOSTRA, e al fatto che, per prima cosa, siamo entrati in una panetteria a prendere 2 meringhe a testa una bottiglietta di coca e una di aranciata e siamo andati in casa nuova a brindare: che bella soddisfazione! E non posso non pensare che, visto il momento appena passato (per avere un'idea leggetevi il mio post "la migliore risposta di sempre") l'idea di accelerare le pratiche per poter così anticipare il rogito di casa (teoricamente l'ultimo giorno disponibile era il 19 novembre) sia stata assolutamente un toccasana perché era un momento in cui avevamo veramente di buone notizie e, in questo modo, ce le siamo create.


Dal 30/9/2011, quindi, è partita ufficialmente la fase 3 del "progetto casa", ovvero prendere accordi per far iniziare i lavori e progettare l'arredamento in modo tale da poter traslocare entro fine anno per partire, con l'anno nuovo, con una nuova avventura nella NOSTRA nuova casa.

giovedì 21 luglio 2011

Toppa libera tutti...

Parto da una frase detta da una mia amica in una delle tante occasioni in cui ci si è trovati a parlarsi e a confrontarsi e che, di fatto, è un tormentone che sento in giro innumerevoli volte e la frase è:

HO [nn] ANNI, SONO [VECCHIO/VECCHIA] PER [x**x] DEVO METTERE LA TESTA A POSTO.

Per completare la frase sostituite alla prima parentesi quadra un qualsiasi numero di 2 cifre significative e alla terza una frase di lunghezza variabile che definisca una qualunque azione da voi immaginata.

 Inserisco anche l’altra variante classica

HAI [nn] ANNI, SEI [VECCHIO/VECCHIA] PER [x**x] QUANDO METTI LA TESTA A POSTO?

Dove nel caso sei tu a dirlo a te stesso il METTERE LA TESTA A POSTO assume il significato di “devo adeguarmi ai comportamenti della massa che mi circonda”, mentre, nel caso in cui sia un’altra persona a dirtelo, il METTERE LA TESTA A POSTO, significa “quando inizi a comportarti come me e come tutti gli altri che ti circondano?”

Questa frase mi da l’orticaria da sempre, perché la percepisco come l’immagine di un modello comportamentale che si basa sul concetto di associare ciascun azione ad un preciso intervallo di età e che quindi l’azione in questione sia lecita e consentita solo ed esclusivamente nell’intervallo di età prestabilito, mentre nel caso in cui venga fatta al di fuori, viene considerata o ridicola o esecrabile o addirittura infamante. Così facendo, si viene a creare uno schema per cui, mano a mano che il tempo avanza, una persona che vi si adegui vede diminuire costantemente (quando non in maniera progressiva) le azioni che può svolgere per essere accettato dal suo ambiente e dalla sua società, fino ad avere la possibilità di fare solo ed esclusivamente quelle azioni che sono puramente indispensabili alla pura sopravvivenza. In questa ottica, invecchiare diventa un vero incubo non tanto dal lato corporeo, dove l’inevitabile e progressivo invecchiamento del corpo porta alla perdita di energie fisiche, di efficienza organica e, in certi casi, anche di memoria e di facoltà mentali, ma proprio dal punto di vista sociale, dove, dopo averti fatto assaggiare la possibilità di muoverti liberamente, ti si chiude in una gabbia che, col tempo restringe progressivamente la distanza tra te e le sbarre, fino a soffocarti.

A questo punto, fatto salvo per quei tipi di azioni che sono strettamente correlate all’efficienza ed alla prestanza fisica, per cui è il processo di invecchiamento del corpo a tracciare i limiti fisici entro cui ciascuno di noi può muoversi, per tutte le altre azioni l’idea che “c’è un tempo predefinito per ogni cosa, e c’è una cosa predefinita per ogni tempo” la trovo assolutamente degradante e perniciosa, proprio per i motivi sopra descritti.

Non vedo nulla di male, infatti, né nell’espressione sincera e spontanea del proprio essere né nell’agire facendo ciò che ci piace, né nel continuare ad esplorare le varie realtà che ci troviamo davanti con la curiosità di chi vuole continuare a scoprire il mondo intorno a sé, né nel godere delle gioie che le nostre azioni e le nostre scelte ci procurano, e questo indipendentemente dall’età, purché tutto questo venga fatto senza mai mentire né a sé stessi, né a tutte quelle persone che coinvolgiamo nei nostri comportamenti e nelle nostre scelte.

Non è l’essere “fuori da uno standard” (qualunque esso sia) il male che attanaglia il mondo, ma al contrario è la protervia di chi crede che “tutti debbano adeguarsi ad un unico modello” e il vivere mentendo a sé stessi e agli altri proprio perché “bisogna adeguarsi” che ci avvelena e rende la vita molto meno gioiosa e molto più travagliata di quanto potrebbe essere.

giovedì 30 giugno 2011

la migliore risposta di sempre....

Ebbene sì, voglio annunciarvi che, qualche giorno fa, ho trovato la più bella risposta possibile alla domanda “tutto bene?”, che è una delle più comuni  che ci si sente fare tutti i giorni e, spesso, anche più volte al giorno, ma il punto più curioso della questione è il fatto che, questa risposta, sia uscita in un periodo come questo dove eventi negativi si sono abbattuti su di noi come un fiume in piena.

Nulla ci  è stato risparmiato: dalla morte, che ci ha toccato, sia tra i “parenti degli amici”, sia tra gli amici che nel nostro nucleo famigliare (se non ho contato male, abbiamo avuto il discutibile onore di partecipare a 12 funerali in 12 mesi) alla salute, dove mia moglie ha avuto diversi peggioramenti, che l’hanno portata a dover andare in giro anche di giorno avendo con lei il bombolotto dell’ossigeno e, come ciliegina sulla torta, il fatto di dover camminare col bastone quando esce di casa; dai rapporti personali nella nostra sfera di amicizie comuni, dove si sono avute le chiusure traumatiche di due  amicizie importanti ad una serie di difficoltà economiche, causate sia da spese impreviste che da mancati introiti, dovuti ai misteriosi meccanismi fiscali generati dalla fantasiosa legislazione italiana; dalla ricerca di un nuovo appartamento che, prima di arrivare a compimento, ci ha fatto passare attraverso un trattativa andata male, proprio nel momento in cui stava per concludere, ad altri simpatici casini causati dall’idiozia o dall’ignoranza altrui.

 Tensioni; acutizzarsi di malattie; colpi che ci feriscono più o meno profondamente e ci lasciano cicatrici con cui, comunque, ci tocca fare i conti; preoccupazioni per persone care, per cui comunque sappiamo di non poter far più di ciò che già stiamo facendo e la coscienza che, di fronte alle nuove situazioni, ci troveremo entro breve a dover rivoluzionare, di nuovo, le nostre vite.

Ebbene, a parte tutto questo, io percepisco chiaramente la gioia di vivere giorno per giorno e capisco che tutto ciò è possibile perché: a parte tutto, non ho mai perso il gusto di fare ciò che mi piace e di godermi tutti i momenti in cui lo sto facendo; a parte tutto, non faccio dipendere la mia felicità dai comportamenti di mia moglie, così come lei non fa dipendere la sua felicità dai miei, ma ciascuno di noi sa comunicare e condividere le proprie esperienze con l’altro per unire le proprie gioie senza sminuire le esperienze dell’altro; a parte tutto, rimango cosciente che, in qualunque situazione mi dovessi venire a trovare, cerco di valutare cosa posso fare nel caso in cui la situazione stessa si vada ad evolvere nel modo peggiore possibile, in modo tale da avere sempre chiaro come potrò affrontarla e cosa dovrò fare per venirne fuori. Mi rendo conto, infine, che questi atteggiamenti, valgono sia per me che per mia moglie.

Per tutto questo, quando a fine giornata mi sto per addormentare,  posso solo essere soddisfatto di me, di mia moglie e della mia vita, ed è per questo che, quando tu, chiunque tu sia, mi chiederai “tutto bene, Adriano”? io ti risponderò, guardandoti negli occhi e col sorriso sul volto, con tutta la gioia e con tutto l’orgoglio che ho: “A PARTE TUTTO, SÌ

sabato 4 giugno 2011

Hanno ucciso l'uomo nero.... Ma a cosa sarà servito?

Ovvero un piccolo grande dubbio sulla morte di Osama Bin Laden.


Osama Bin Laden è morto, ucciso durante un'operazione delle forze militari americane in pakistan ormai da quasi un mese.

Questa notizia, soprattutto nei primi giorni, ha scatenato una moltitudine di reazioni che, comunque, sono andate scemando in breve tempo per dar spazio ad altre novità, come da meccanismo collaudato, in questo mondo che sembra voler digerire qualsiasi cosa nel più breve lasso di tempo possibile, anche per far sì che le cose vengano dimenticate, piuttosto che metabolizzate dalla gente. Tante reazioni, tanto caos, e una voce di sottofondo comune che andava dicendo, da Barack Obama in giù, che "da quel momento il mondo sarebbe stato un posto migliore e più sicuro".... e proprio su questo si innesta il mio dubbio.

Non ho dubbi, infatti, né nel definire Bin Laden come uno dei peggiori criminali dei nostri tempi, che ha sparso dolore e morte a piene mani, attraverso la sua organizzazione ed i suoi sicari, in nome di un odio tanto profondo quanto antico, né nel dire che, malgrado tutto, la meno peggio delle possibili soluzioni, a livello politico, fosse quella della sua morte, ma non posso essere d'accordo sul fatto che il mondo sia un posto migliore e più sicuro, solo in virtù del fatto che un criminale (fosse anche il più crudele e pericoloso di tutti i tempi) ha pagato con la morte i suoi crimini.

Il mio dubbio sostanziale, infatti, sta nel fatto che non posso fare a meno di notare che, in questa presunzione di maggior sicurezza e di miglior qualità del mondo, viene sottinteso che Osama Bin Laden era o LA CAUSA (o per lo meno una delle maggiori cause) dell'odio tra la gente musulmana e il mondo occidentale, che ha negli Stati Uniti uno dei suoi simboli più forti, mentre, nel mio modo di vedere le cose, Bin Laden non è stato altro che UN EFFETTO di questo odio, le cui radici vanno cercate da tutt'altra parte. Ora, pur essendo vero che combattere i criminali e lottare contro chi ci assale e chi ci vuole danneggiare sia assolutamente legittimo e doveroso, è però altrettanto vero che, nel momento in cui a questa lotta non si accompagna un'altra battaglia, che è quella contro le radici profonde dell'odio, che stanno nel meccanismo del pregiudizio e del disprezzo verso chiunque sia diverso da noi, e nella presunzione e nella superbia del credere che il nostro stile di vita (qualunque esso sia) sia quello VERO, GIUSTO E DA DIFFONDERE, mentre tutti gli altri siano FALSI, DEPRECABILI E DA DISTRUGGERE, allora tutti gli sforzi e le energie che saranno state impiegate per distruggere i nemici e i criminali non serviranno a nulla, se non a continuare ad alimentare il fuoco dell'odio che, un giorno o l'altro, continuando su questa strada, finirà per distruggerci tutti.

giovedì 2 giugno 2011

liebster blog



Ovvero un premio gradito.

In questi giorni, mi sono arrivate due segnalazioni per un premio che vuole essere una promozione per i blog che hanno meno di 100 followers e che, quindi, grazie a questo premio, vanno ad avere una maggiore visibilità.

Le regole del premio sono le seguenti:


-linkare la persona da cui hai ricevuto il premio (che sarebbe lo scrivente!).
-raccontare 7 cose su di te
-premiare 15 blog e avvisarli del premio (il premio serve a dare maggiore visibilita' nominandoli, con il linkaggio).

Comincio a ringraziare chi mi ha segnalato, ovvero: mia moglie e una nostra amica di torino

Per quanto riguarda le 7 cose di me, posso dire che:

1) Sono un essere di sesso maschile nell'ottavo lustro di vita, con forte ascendenza felina e felicemente sposato con una streghetta di grande spessore umano.

2) Sono una persona estremamente curiosa che vive le proprie passioni in maniera molto intensa, con una forte componente di ricerca e di collezionismo; per la cronaca le mie passioni principali di tipo "collezionistico" sono la musica, i fumetti, le serie tv e i film in DVD.

3) Ho una forte componente agonistica e mi piace lo sport; ho praticato a livello dilettantesco il karate (da bambino), la pallacanestro e la pallavolo (in età liceale). Da 13 anni a questa parte, pratico a livello agonistico lo sport delle freccette.

4) Sono un programmatore di mestiere e lo sono anche filosoficamente perché parlo alle macchine nel linguaggio degli umani e parlo agli umani nel linguaggio delle macchine. Questo implica che:
     - non do nulla per scontato
     - in ogni situazione valuto sia il "se" che "l'altrimenti"
     - parlo senza sottointesi
     - per me tutti i problemi hanno almeno una soluzione e, di conseguenza, se un qualcosa non ha soluzioni vuol dire che non è un problema, ma una realtà che devo accettare per come è.

5) Vivo la vita come un equilibrio tra decisioni da prendere, problemi da risolvere, gioie, soddisfazioni e divertimenti da prendersi, per godere di ciò che si ha e di ciò che si è momento per momento, fino alla fine.

6) Sono un grande estimatore della tecnologia e della rete in particolare, luogo in cui mi sono sempre presentato in tutto e per tutto per come ero prima e per come sono adesso ed anche luogo in cui ho avuto modo di conoscere molte delle persone che, a tutt'oggi, sono e sono state tra le più importanti per la mia vita e per la mia evoluzione personale.

7) " 'Cause the person I am are the parts that I play". Finisco con una citazione di una canzone del mio gruppo preferito, per far capire che, nel mio percorso, la musica ha sempre avuto e sempre avrà un'importanza fondamentale, perché è stato anche e soprattutto attraverso il mio modo di vivere il rapporto con le canzoni, le loro musiche e i loro testi, che mi sono formato come persona, perché, in fondo, io sono carne, sangue, ossa e note con parole al seguito.

Di seguito metto i blog ma, siccome ne seguo decisamente meno di 15, allora metterò sia quelli seguiti da me direttamente che alcuni di quelli che seguo per interposta persona (ovvero quelli che, spesso, mi legge mia moglie quando vuole condividere con me un momento di riflessione o di umorismo ed allegria).

Questi i blog che seguo con meno di 100 followers
creativando, ovvero il blog di mia moglie
fiore stropicciato e barbro, ovvero i blog di due nostre comuni amiche... decisamente diverse tra loro
SBR Guitars, ovvero il blog di un mio collega che, per diletto e passione, si è messo a costruire chitarre

Mentre i blog che seguo per interposta persona sono:

il blog di ammammuzza
il blog agofollia
il blog di Slela

Per il momento, grazie del premio e ciao a tutti.

giovedì 24 marzo 2011

3 giorni enormi

Ovvero, cronaca di un viaggio in solitaria, vissuto con la colonna sonora della TRANS-SIBERIAN ORCHESTRA, che resterà impresso a fuoco nella mia memoria.


Mentre sono solo nella camera d'albergo a Stoccarda, che cerco di raccogliere tutte le sensazioni che mi stanno attraversando, mi rendo conto che, in questo momento, sono all'apice di una gioia totale ed assoluta che non accenna a diminuire.

A questo punto voglio fare un salto indietro, fino al momento in cui questo viaggio è iniziato, ovvero quando l'aereo che da Malpensa mi avrebbe portato in terra tedesca, ha iniziato a muoversi; era la terza volta nella mia vita che prendevo un aereo, ma è stata la prima in cui volavo da solo all'estero e con, tra l'altro, la fortuna di avere un posto vicino al finestrino; fin dalla partenza, quindi, escluso il momento in cui ho dovuto prestare attenzione alla descrizione delle misure d'emergenza, il mio volto si è letteralmente attaccato al finestrino da dove, momento per momento, ha avuto modo di raccogliere tutta una serie di immagini per me assolutamente nuove ed emozionanti: dalle luci delle città che apparivano sempre più piccole mentre ci alzavamo in volo, alle masse nere e bianche delle montagne con le cime innevate; dal riflesso della luna sulle nuvole, alla luce che scaturiva dall'ala per poter illuminare il percorso di discesa tra le nuvole; dalla sensazione di velocità e accelerazione nel momento del decollo, poi svanita durante il volo, al momento dell'impatto dei carrelli con le ruote sul suolo di Stoccarda, ho lasciato che la mia mente si riempisse con questi ricordi, per poi ritornare coi piedi per terra.

Presa dunque la metropolitana che mi avrebbe portato in prossimità dell'albergo, a un certo punto, girandomi, vedo di spalle, immobili in posizione esattamente simmetrica rispetto al centro del treno e ciascuna di fianco ad una delle porte di uscita sui due lati del treno, due ragazze con capelli lunghi e lisci, una bionda e una rossa; il mio primo pensiero è stato: "OHMAMMAMIA!!! IL GUARDIA DI PORTA E IL MASTRO DI CHIAVI!!!!"
Passato il momento comico, esco dal treno e mi avvio verso l’albergo e verso la nottata di riposo.

Al mio risveglio, Stoccarda è coperta da un cielo nuvoloso, che manda una pioggia fine e intermittente e, in mattinata, decido di andare a fare un giro a piedi per la città; uscendo dall’albergo mi incammino per queste vie a me sconosciute, lasciando che siano i miei passi e i miei occhi a guidarmi, mentre le mie orecchie si riempiono di quella musica che, in serata, avrei avuto l’occasione di vedere dal vivo. Procedo così per quasi due ore, calmo, senza meta, con tutti i sensi atti a percepire e a memorizzare più dettagli possibili, degli edifici, delle espressioni e dei modi delle persone che vedo in giro, degli odori e dei profumi e, mentre sento la pioggia sul mio viso, non riesco a non associarle il suono del pianoforte che, nei momenti calmi ed intimisti delle canzoni che sto ascoltando, suona solitario, ora malinconico, ora rilassato, e mi rendo conto che l’atmosfera che questa cittadina mi sta mostrando nel momento, si adatta perfettamente a ciò che sto ascoltando.
Quando riesco nel pomeriggio la pioggia ha smesso di cadere e il tempo si è messo al sereno, così, mentre aspetto il momento di dirigermi verso la sede del concerto, continuo i miei giri assolutamente casuali all’interno della zona che porta dall’albergo alla stazione centrale di Stoccarda e, ad un tratto, mi trovo davanti ad una manifestazione popolare, che vengo a sapere essere una protesta contro un progetto che avrebbe dovuto abbattere la vecchia stazione centrale per costruirne una iper-futurista; muovendomi in modo tale da tenermi alla larga dai manifestanti (ne ho già abbastanza da protestare in Italia, per andare anche ad impelagarmi nei problemi della società tedesca, e poi il sapere che, nel corso di alcune manifestazioni sempre su questo argomento, ci siano stati diversi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine mi ha ulteriormente convinto a starmene defilato), non appena la manifestazione si scioglie, decido di andare a vedere dall’interno il luogo che stanno cercando di difendere (certo che per un pendolare come me, che ha passato mediamente 200 giorni l’anno tra treni e stazioni negli ultimi 7 anni, l’andare a vedere una stazione quando non devo andare al lavoro sembra veramente assurdo) e comunque la vedo come un edificio assolutamente squadrato ed austero, che sento in perfetta armonia col popolo che sta provando a difenderlo.

Si arriva, così, tra un’attesa e l’altra, tra passi, osservazioni ed un acquisto (grazie al quale riesco anche a capire il significato di un simbolo che campeggiava su diversi dei miei ultimi acquisti in campo musicale, e che, fino a quel momento, avevo sempre mal interpretato) al mio arrivo davanti al luogo dove avrà luogo il concerto della Trans-Siberian Orchestra, evento per cui sono venuto qui.

Fin da quando ho acquistato il biglietto, più di 6 mesi fa, io sapevo che cosa sarei andato ad ascoltare, perché il tour che questi musicisti hanno portato in Europa per la prima volta nella loro storia, era quello che riguardava il loro terzo album, quel BEETHOVEN’S LAST NIGHT, che io considero semplicemente come il più grande disco mai composto e suonato in tutta la storia della musica, e che loro, in questa occasione, avrebbero eseguito per intero, con anche l’ausilio di un attore che avrebbe, nel corso del concerto, eseguito recitandole come narratore le parti del testo che, non eseguite dai musicisti, erano il racconto della storia che si dipanava attraverso le varie canzoni.

All’apertura delle porte del teatro, la mia prima azione è quella di andare al banco di vendita delle magliette e dei ricordini vari e, da bravo fan quale sono, fare incetta e poi mi dirigo al mio posto a sedere da dove, pur essendo in una zona lontana dal palco, riesco a vederlo perfettamente e per intero, notando, tra l’altro, di essere in una zona dove gli effetti pirotecnici e stroboscopici che, da un avviso sulla porta del teatro, avevo saputo che ci sarebbero stati, erano assolutamente smorzati; mi siedo e, pochi secondi dopo, parte dalle casse del teatro un arpeggio di chitarra che riconosco immediatamente come “Silk and Steel”, strumentale di Criss Oliva, fratello ormai scomparso di Jon, e con lui membro fondante dei Savatage, gruppo che ha poi dato i natali al progetto noto come Trans-Siberian Orchestra (nota anche come TSO) e che mi catapulta fin da subito in una dimensione emotiva da cui non staccherò più, neanche finito il concerto, e non appena le prime note dell’ouverture del concerto risuonano nel teatro, tutto quanto scompare, ci sono io, c’è il palco con i musicisti, c’è la musica e c’è il mio corpo e la mia voce che vivono nota dopo nota, parola dopo parola, immagine dopo immagine ed effetto dopo effetto, ogni singolo momento di questo concerto che, al suo termine, resterà fissato come il concerto più bello in assoluto a cui io abbia mai avuto l’occasione di assistere; da notare, inoltre, che nell’esecuzione dal vivo, rispetto a quella da studio che, ormai da anni, conosco praticamente a memoria, i musicisti hanno lievemente rallentato i ritmi, rendendo la cadenza ancora più solenne ed emotivamente tesa di quanto già non fosse, enfatizzando ogni singola sensazione rendendola con una potenza ed una vividezza assolutamente devastante. Così, mentre la storia si dipana e le canzoni e gli attimi recitati si susseguono, mettendomi di fronte anche a più di una gradita sorpresa (una Mozart and Memories che, pur non facendo parte di Beethoven’s Last Night, si incastra perfettamente nell’esecuzione e rendo il tutto meno prevedibile), mi rendo conto che il mio modo di vivere l’evento che si sta svolgendo ha anche colpito una famiglia che si trovava in alcuni posti poco distanti da me, tanto che, ad un certo punto, li vedo arrivare e mettermi un bicchiere in mano senza che io abbia chiesto nulla;  annusando mi accorgo che quello che mi hanno offerto è per me altamente tossico, in quanto decisamente alcolico, al che mi avvicino a loro ringraziandoli del gesto, anche se non potevo accettarlo, per via della mia impossibilità a bere alcolici di alcun genere, al che loro, con assoluta naturalezza, mi offrono una bibita.

Finita la parte di concerto che comprendeva l’esecuzione di Beethoven’s Last Night, la TSO inizia a suonare degli estratti dal loro ultimo album, quel Night Castle che ha segnato una svolta decisamente più orientata all’heavy metal in stile Savatage che non sull’intarsio tra metal e musica classica che hanno saputo creare con assoluta maestria, ma è il momento finale del concerto che da un’ulteriore scossa con l’esecuzione di “O Fortuna”, tratto dai Carmina Burana e reinterpretato in modo assolutamente perfetto e poi del pezzo dei Savatage che ha dato inizio al modo di concepire la musica, portato poi avanti dalla TSO in questi 16 anni di attività, quella CHANCE, datata 1994, che io non posso far altro che cantare a squarciagola anche col fiato che non ho più, visto che per tutto il concerto non ho fatto altro; e quando le ultime note si spengono e gli artisti si prendono tutti gli applausi possibili ed immaginabili, per poi abbandonare il palco, ecco ritornare le note di quella “Silk and Steel” che, così come ha dato il via alla magia di questo evento, così mi saluta.

E a questo punto non mi resta che ringraziare chi mi ha regalato questo evento magico, sia chi lo ha eseguito (che poi ho scoperto essere la formazione TSO con più elementi dei Savatage al suo interno) sia chi mi ha dato la possibilità di essere presente ad un evento che per me è stato unico e irripetibile e che ho potuto gustarmi fino in fondo, proprio perché l’ho vissuto da solo, lasciando fluire tutte le sensazioni che mi hanno attraversato.
Non so se verranno mai in Italia, o se torneranno mai in Europa, ma comunque potrò dire di essere stato presente alla rappresentazione dal vivo di quello che io considero il massimo capolavoro della storia della musica, mia grande passione da sempre e questo nessuno me lo potrà mai togliere. Per questo, mi sento un privilegiato e, anche se ormai sono  tornato alla mia solita routine da qualche giorno, ogni qual volta ascolto, o mi canto semplicemente in testa, una loro canzone, ecco che il mio stato emotivo cambia e mi trasporta automaticamente all’evento di cui sono stato partecipe e che, finché avrò memoria, rimarrà impresso a fuoco in me.


N.B. da quando sono arrivato all'aeroporto di Malpensa il venerdì sera della partenza a quando sono poi ripartito dall'aeroporto di Stoccarda per il rientro, l'unica musica che ho ascoltato sono stati i dischi della TSO, che ho fatto girare a ripetizione sul lettore mp3.

mercoledì 23 febbraio 2011

Pasta ai 4 formaggi con zucchino sfracassato

Ovvero, una ricetta per soli "piani alti" che farà sicuramente la gioia ANCHE di chi non sopporta fisicamente gli zucchini....

Ingredienti:

250 gr di Gorgonzola
250 gr di Maccagno fresco
250 gr di Toma
250 gr di un formaggio a scelta (i migliori che ho avuto modo di sperimentare sono: Asiago, Provolone dolce, scamorza affumicata, taleggio)
Parmigiano reggiano
Latte
500 gr di pasta (ideale per questo tipo di piatto sono pipe rigate, rigatoni, conchiglie, quindi paste corte che trattengano bene il sugo)
Sale
Uno zucchino intero di grosse dimensioni.
Una polaroid (in alternativa macchina fotografica digitale, cavo usb, pc e stampante)

Preparazione:

Si comincia con lo sminuzzare in una pirofila i formaggi in pezzi piccoli e regolari (in modo che si possano fondere in fretta ed omogeneamente)

Una volta finito di sminuzzare i formaggi, aggiungere una spolverata di parmigiano reggiano grattuggiato e il fondo di un bicchiere di latte.

A questo punto si mette la pirofila in forno (col forno preventivamente scaldato a una temperatura compresa fra gli 80 e i 90°) e si mette a bollire l'acqua per la pasta.

Quando l'acqua bolle la si sala con due-tre pizzichi di sale e si mette dentro la pasta.

5 minuti prima che la pasta sia cotta (e quindi si è certi che tutti gli eventuali invitati siano entrati in casa) si prende lo zucchino intero e.... LO SI BUTTA FUORI DALLA FINESTRA lanciandolo in modo che atterri in un'area in cui sia chiaramente visibile dal punto di lancio.

Si prende quindi la polaroid e si scattano tante fotografie dello zucchino sfracassato quanti sono gli invitati. (in alternativa si scatta la foto con la macchina digitale e se ne stampano tante copie quanti sono gli invitati)

Nel frattempo la pasta avrà terminato la cottura, quindi la si scola e si mette la pasta nella pirofila con i formaggi fusi e si gira in modo da amalgamare bene pasta e sugo.

Si porterà, quindi, la pirofila a tavola e si metterà a fianco di ciascun piatto la foto dello zucchino "sfracassato". Vedrete che chi NON SOPPORTA gli zucchini, ve ne sarà sempiternamente grato!!!

Arrivederci a tutti

domenica 20 febbraio 2011

20/2/2011

Oggi il misto musicale viene fatto tra questi album

Magnum: Princess Alice and the Broken Arrow
Fabrizio de André: Non al Denaro, Non all'Amore né al Cielo
Ten: The Name of the Rose
Autori Vari: Inferno Sounds vol. 1
Giovanni Allevi: No Concept
House of Shakira: III
Blue Oyster Cult: Heaven Forbid
Joe Sarnataro & i Blue Stuff: E' asciuto pazzo 'o Padrone


E le canzoni sono

1) Out of the Shadows
2) When we were Younger
3) Un Malato di Cuore
4) Un Chimico
5) Il Suonatore Jones
6) Wildest Dreams
7) Goodnight Saigon
8) Don't Cry
9) L'alchimista (gruppo autore: In Tormentata Quiete)
10) Breath (a meditation)
11) In Your Head
12) The Miracle
13) Cold Grey Light of Dawn
14) Still Burnin'
15) Sotto viale Augusto che ce sta
16) Lieve 'e mano Alloca

Per chi vorrà cimentarsi... buona ricerca e buon ascolto.

giovedì 10 febbraio 2011

10/2/2010

Con questo post inizio una serie di post nei quali segnalerò:
1) gli album ascoltati da me in una giornata
2) una serie di canzoni da suggerire, come in una specie di "il meglio della giornata", in cui pescherò 2 canzoni per ogni album ascoltato.

Ad adesso, durante la giornata, ho ascoltato:

1) Lint degli House of Shakira
2) Down dei Sentenced
3) Digital Ghosts degli Shadow Gallery
4) Spellbound dei Ten
5) The Unforgettable Fire degli U2
6) Heart of Everything dei Within Temptation
7) Forever Fight dei White Skull
8) The Wake of Magellan dei Savatage

Le canzoni consigliate sono:

1) Method of Madness
2) Who's Lying Now
3) Sun Won't Shine
4) Warrior of Life
5) With Honor
6) Digital Ghost
7) We Rule the Night
8) Red
9) Bad
10) A Sort of Homecoming
11) Hand of Sorrow
12) Our Solemn Hour
13) A Mother's Revenge
14) Visions
15) The Wake of Magellan
16) Anymore

Per chi vorrà procurarsele e ascoltarle, buon ascolto.

ciao.

sabato 5 febbraio 2011

E se non fosse "solo" musica?

Ovvero riflessioni generali su comportamenti ed opinioni raccolte nel corso degli anni.

Che io sia un appassionato di musica, è un dato assodato che chiunque mi conosca, o abbia mai avuto a che fare con scampoli di miei scritti sparsi nelle maglie della rete o sa benissimo, o ha comunque capito, ma alcune cose successemi in questi ultimi mesi, mi hanno portato a vedere alcune cose sotto una luce completamente diversa; questi avvenimenti sono stati:

1) Un chiarimento avuto con due miei amici che, pur essendo anche loro appassionati di musica, anche se in modo diverso dal mio, si sono trovati in imbarazzo all'idea di regalarmi musica, perché "non volevano né impormi i loro gusti, né rischiare di fare figuracce cercando di prendere qualcosa che loro sapevano far parte di ciò che mi piaceva, ma che pensavano potesse non soddisfarmi" 

2) La creazione di un compendio di quanto di meglio io avessi ascoltato nel periodo tra ottobre 2008 e dicembre 2010, in cui ho voluto mischiare sonorità molto diverse tra loro e che, inoltre, ho voluto soprattutto regalare a chi, a tutto questo, non era abituato, e il successivo confronto con chi aveva ricevuto questo dono.

3) Il valutare la reazione di un mio collega ad un quiz provocatorio che gli era stato spedito. 

4) Il ricordo di centinaia di discorsi fatti od ascoltati, nel corso dei decenni, con persone tra le più svariate sul tema dei gusti musicali, ultima delle quali un breve scambio di battute sentito alla radio tra un padre e sua figlia.

Da tutto questo ho potuto capire essenzialmente due cose: la prima, che il mio comportamento e il mio modo di relazionarmi con gli altri, musicalmente parlando, ha generato un equivoco che ha portato anche persone che mi conoscono decisamente bene, ad un imbarazzo, fortunatamente risolto; la seconda che, al giorno d'oggi, c'è una forma d'arte a cui viene negata molta della dignità che le spetta, che guarda caso è proprio la musica, in particolare nella forma che normalmente chiamiamo CANZONE.

L'equivoco in questione era che questi miei amici pensavano che io, di fatto, ascoltassi SOLO musica heavy metal e che quindi sarebbe stato inutile regalarmi un altro tipo di musica, mentre il punto è che io ascolto ANCHE quel tipo di musica, che è e resta comunque la mia preferita (e sul perché lo sia ci sarebbe un altro bel discorso da fare, ma lo rimando ad un altro post), ma la musica che mi piace e che mi emoziona va ben al di là di quel singolo genere, e infine io, come persona e come appassionato di musica, ho una curiosità che mi porta ad ascoltare veramente qualunque cosa mi si proponga, salvo poi chiaramente dare un giudizio sul fatto che ciò che mi sia stato fatto ascoltare mi piaccia o meno.

Per quanto riguarda la tesi che, al giorno d'oggi, la musica, e in particolare la canzone, sia stata assolutamente svalutata e privata della dignità che le spetta di diritto come forma d'arte, parto con due affermazioni che, in molte delle discussioni che ho affrontato o sentito affrontare da appassionati dei generi e sottogeneri più disparati, si sentono fino alla nausea, ovvero: la prima è che "se --------- (sostituite ai trattini "una canzone", "un genere", "un gruppo", "una musica" o con qualsivoglia altro tipo di classificazione) mi piace, fa parte della storia della musica, altrimenti non solo non è parte della storia della musica, ma non diventa nemmeno degno di essere definito come musica"; la seconda è che "quello che conta veramente in una canzone è --------- (sostituite ai trattini le parole "la musica" o "il testo" o "il cantato" o "la parte strumentale" o "il ritmo" o qualsivoglia altra espressione che indichi un particolare della struttura di una canzone) il resto è superfluo".

Sono proprio tutte queste affermazioni scagliate l'una contro l'altra da persone che, pur essendo appassionate, e, purtroppo, proprio perché lo sono, non solo non si ascoltano, ma finiscono unicamente per rimbalzarsi addosso, che sviliscono inevitabilmente la musica e la canzone.

Provate a pensare ad altre arti: in particolare vi invito a pensare, per quanto riguarda la prima affermazione, alla poesia ed alla pittura per la seconda.

Faccio due esempi per chiarire:

Per quanto riguarda la poesia, vi ricordate la poesia di Salvatore Quasimodo "ed è subito sera"? La riporto così com'è

OGNUNO STA SOLO SUL CUOR DELLA TERRA 
TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE:
ED E' SUBITO SERA. 

A questo punto ci saranno persone a cui questa poesia piacerà, e altri a cui no, ma dubito seriamente che ci sia qualcuno che possa negare che questa SIA POESIA e che FACCIA PARTE DELLA STORIA DELLA POESIA, e questo vale per qualsiasi componimento letterario o genere che si sia sviluppato nel corso della storia e che, al di là dei singoli gusti personali, ha comunque riconosciuta la sua dignità artistica, ovvero la dignità che si da a chi ha avuto emozioni, sogni e visioni e li ha trasposti dando la possibilità ad altre persone e ad altre generazioni o di condividere questo crogiolo emotivo o di crearsene uno proprio attraverso l'interpretazione personale.

Per quanto riguarda la pittura, vi ricordate il quadro "il cielo stellato" di Vincent Van Gogh?


A questo punto vi chiedo: mostrereste mai questo quadro ad una persona che non lo ha mai visto, attraverso una foto in bianco e nero? Come potrebbe, questa persona, giudicare quest'opera d'arte, visto che nel caso guardasse una foto in bianco e nero, non avrebbe a disposizione tutti gli elementi necessari per capire se fa parte del suo gusto oppure no? 

Provate a pensare ad una canzone qualsiasi: l'unica cosa certa è che la canzone è l'insieme di più elementi. Ci sono note e suoni che si legano tra loro a formare dei ritmi e delle melodie; a volte ci sono dei semplici vocalizzi, altre volte ci sono parole che si legano fra loro formando un testo, che a sua volta si lega alla musica; in certe occasioni il testo di una canzone racconta una storia di per sé, altre volte, invece, è come un capitolo di un romanzo, che si snoda lungo tutta l'opera (o l'album che dir si voglia). Allora perché quando vi trovate di fronte ad una qualsiasi altra forma d'arte, cercate sempre di poter cogliere l'insieme dell'opera stessa mentre, se vi avvicinate ad una canzone, non lasciate che essa si presenti a voi nella sua completezza? Perché, se davanti ad un'altra arte, normalmente, lasciate che siano le emozioni a parlarvi, anche quando queste siano espressione di negatività come il dolore, l'angoscia o simili, quando ascoltate una canzone, fin troppo spesso non lasciate che le vostre corde emotive vengano toccate?

Non dico che la musica, o, peggio, un certo tipo di musica, DEBBA piacere a tutti, ma mi piacerebbe che iniziassimo tutti quanti ad ascoltare le canzoni non come un semplice sottofondo che scorre via nell'indifferenza generale, ma come a delle opere d'arte attraverso cui poter vivere sensazioni ed emozioni, a volte belle, a volte no, che però possano essere ciascuna delle esperienze per arricchirsi ed evolversi come persone.