lunedì 17 ottobre 2011

Corda Tesa

Con oggi, inizia ufficialmente il valzer dei lavori in casa nuova. Nelle ultime settimane, sommerse da preventivi, da dati tecnici e da cifre, ci siamo ritrovati di fronte alla necessità di far quadrare i coNti della nostra disponibilità economica con i coSti sia dei lavori che dobbiamo far fare, sia di quelli che vorremmo far fare (come è vero che basta una lettera cambiata per creare parecchie difficoltà).
Nel fare questo, infatti, non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che ci era successo con la banca che ci ha concesso il mutuo, quando, a ventiquattro ore dall’appuntamento col notaio e con il venditore per il rogito della casa, tra l’altro fissato due settimane prima dalla banca stessa, la direzione generale si è svegliata e ha deciso, in maniera assolutamente arbitraria e unilaterale, di bloccare tutti i mutui ultra trentennali, tra cui anche il nostro (da notare che, inoltre, il mutuo ultratrentennale per cui avevamo già firmato tutti i documenti necessari, era stato in realtà una controproposta della banca stessa rispetto alla nostra richiesta originale, che la banca riteneva potesse essere troppo onerosa per noi).
Ricordo perfettamente quella mattina, quando ho ricevuto la telefonata della direttrice della filiale in cui avevamo portato avanti la pratica del mutuo, ricordo il rimbalzare di telefonate successive, tra me e mia moglie, tra mia moglie e la banca e tra la banca e me, in cui si cercava un modo per risolvere la situazione del blocco imposto dall’alto (mi piacerebbe poter inserire nel codice penale il reato di “avidità conclamata”; mi divertirei troppo a vedere i banchieri messi al minimo sindacale del 3° livello metalmeccanico a spaccar pietre in miniera, o a costruire la salerno – reggio calabria) e ricordo anche la tensione creatasi nel capire che avremmo anche potuto rischiare di perdere sia la casa che la caparra, cosa che ci avrebbe costretto a rinunciare al progetto di una casa nuova per parecchi anni. Nonostante tutto, alla fine, si è trovato un accordo per cui l’acquisto è andato in porto ma, chiaramente, l’accordo in questione prevedeva che noi accettassimo sia un accorciamento del tempo del mutuo a trent’anni, sia una decurtazione dell’importo di ulteriori 10000 euro, cosa che adesso, ovviamente, pesa sul budget che noi abbiamo a disposizione per poter fare i lavori per rendere agibile e confortevole la nostra nuova tana.
Giorni tesi, questi, dove tra l’altro ci si trova ancora a confrontarci coi tempi e coi modi della legislazione economico-fiscale italiana, sempre più fantasiosa e nebulosa al tempo stesso, che ci obbliga a decidere in tempi decisamente stretti, perché ad oggi ancora nessuno sa se nell’anno prossimo varranno ancora le agevolazioni che valgono oggi (aggiungo anche un sentito “grazie” alla persona che ci ha venduto la casa, che al compromesso si è intascato una caparra di quasi un quarto del valore della casa, con la clausola che ci avrebbe dovuto dare le chiavi in qualunque momento noi gliele avessimo chieste, e che quando, a 14 giorni dalla stipula del mutuo, noi gliele abbiamo effettivamente chieste, lui si è bellamente RIFIUTATO di darcele perché “ormai non ne vedo più il motivo”).
Tutto questo si ripercuote nel quotidiano, dove mi sento nervoso e irascibile e me ne rendo conto perché, a fronte di osservazioni davanti a cui rispondevo sempre con un sorriso o con una battuta o con entrambi, adesso mi viene quasi da urlare e se non lo faccio è solo perché so che chi mi fa l’osservazione (mia moglie compresa) non c’entra con l’ansia e con la tensione che provo in questo periodo, e so che sfogare questo nervosismo su chi mi sta vicino non servirebbe ad altro che ad avvelenare le nostre giornate, per cui quando sto per rispondere mi fermo, respiro, e non lascio che sia il nervosismo in questione a parlare, ma prendo il controllo e vado avanti.
Ieri sera siamo riusciti a trovare una quadra e quindi oggi parte l’operazione “riassetto casa nuova” e, alla fine, so che comunque anche questa tensione finirà.

venerdì 7 ottobre 2011

Notes of Another

Ovvero, oggi tocca a voi!

Dopo Aver tanto parlato del mio rapporto con la musica, aver descritto i miei gusti in merito e come la ascolto e la vivo, oggi voglio fare il curioso e chiedervi:

Che ruolo ha la musica nella vostra vita?
Che tipo di emozioni cercate nella musica che ascoltate?
Quali sono le caratteristiche di una musica che vi fanno dire "mi piace" o "non mi piace"?
E, infine, se doveste indicare i 5 vostri autori preferiti di sempre e i vostri 5 album preferiti sia di quest'anno che di tutti i tempi, chi indichereste?

Mi fate curiosare un po' tra i vostri gusti, per favore? ;)

Ciao a tutti e a voi la parola.

martedì 4 ottobre 2011

E se non fosse “solo” musica… Parte II


Questa è la storia di una persona, di una passione e di due evoluzioni parallele; una storia che ha come protagonista un bambino cresciuto ascoltando musica che, come tutti, nei primi anni di vita ascoltava ciò che si sentiva nella casa dei genitori e che, da quando ha imparato a leggere, sentiva le canzoni avendo davanti i testi, anche quando ancora non conosceva la lingua in cui quelle canzoni erano scritte, e tentava comunque di riprodurre, anche solo a livello fonetico, ciò che stava ascoltando. Ed è da qui, con un retroterra musicale formato da musica rock, folk, italiana e classica, che è iniziato il mio continuo confronto con la frase “ma dai! Quella non è musica….”. Una frase che, nel corso degli anni,  ho sentito migliaia di volte su centinaia di bocche diverse (compresa la mia) e che oggi, dopo quasi trent’anni di vita vissuta e di musiche ascoltate e sentite sulla pelle, ho definitivamente abolito dal mio vocabolario. Troppe volte, infatti, mi è capitato di dire questa frase di una canzone, di un disco, di un autore o di un genere intero, per poi, col passare del tempo, cambiare idea e riascoltare tutto con uno spirito diverso, mentre mai (e sottolineo MAI) mi è capitato di dire in prima battuta che una musica mi piaceva e poi rinnegarla nel corso del tempo. Per questo, oggi, mi sento di dire che è la musica in sé ad essere bella, e questo al di là di qualsiasi distinzione di generi o di epoche.

Apro lo scrigno dei ricordi, quindi, e torno indietro a 25 anni fa, con me dodicenne, sui gradini della scuola di chiavazza che mi stavo esaltando nel raccontare ai miei compagni di allora quella che per me era stata una nuova ed esaltante esperienza musicale; pochi giorni prima, infatti, avevo acquistato coi risparmi delle paghette, allora elargite dai miei genitori, un doppio vinile dal titolo “105 minuti di musica live” e, nell’ascoltare la prima delle quattro facciate, l’impatto di quei suoni e di quelle linee melodiche cantate mi avevano assolutamente colpito con la loro energia; per questo, nel parlarne, ho usato la frase “il disco è bellissimo, la prima facciata è proprio heavy metal, ci sono i Queen, i Deep Purple, gli Iron Maiden…” mentre citavo i gruppi con enfasi crescente, uno dei ragazzi lì presenti mi dice “beh, ma i Queen ed i Deep Purple non sono heavy metal; gli Iron Maiden sì, sono un bell’esempio, ma gli altri due sono solo hard rock; se vuoi sentire del metal, sentiti i Metallica, per esempio!”. In quel preciso istante due cose mi sono state chiare:
1    1)      Quel tipo di suono mi esaltava
2    2)      Il metal era già più vasto di quanto mi fosse apparso di primo acchito.

In quegli anni, però, la mia voglia di acquistare ed ascoltare musica era in parte frustrata da due cose: in primo luogo la mia personale situazione economica di dodicenne ancora completamente mantenuto dai genitori e quindi con una disponibilità economica molto limitata rispetto ai dischi che avrei voluto comprarmi (oddio… ora che ci penso, anche oggi, pur se non sono più mantenuto dai miei, continuo a considerare la mia disponibilità economica come molto limitata rispetto ai dischi che vorrei acquistare: com’è questa storia? :P ) e poi c’era anche il fatto che, ai tempi, il supporto di riproduzione più utilizzato era il vinile (il compact disc stava iniziando ad uscire in quegli anni, ma aveva ancora dei prezzi proibitivi per i tempi) e quindi, quando io usavo il giradischi cercando di ascoltare una canzone più volte di fila cercando di impararne a memoria il testo, ad un certo punto sentivo la voce di Sergio dire “smettila di ascoltare la stessa canzone che il vinile si rovina” e così il salto successivo avvenne due anni dopo, quando il compact disc cominciò a diffondersi anche a livello più ampio.

Era il 1988, l’anno in cui ebbe inizio la mia collezione di CD con i primi due acquisti: uno fu “Ancient Heart” di Tanita Tikaram e l’altro una delle tante versioni dei “Carmina Burana” di Carl Orff . Erano gli anni del liceo e due furono le fonti a cui attinsi per ampliare la mia conoscenza musicale: la prima era il classico scambio di opinioni e di cassette con i compagni di scuola; la seconda, invece, fu una raccolta della deAgostini che feci in quegli anni che si chiamava “Il Grande Rock” che settimanalmente faceva uscire dei fascicoli suddivisi per anno a cui venivano allegati dei cd raccolti di gruppi che venivano ritenuti importanti e rappresentativi e fu così che iniziai a conoscere e ad ascoltare gruppi come Black Sabbath, Blue Oyster Cult, AC/DC e simili; inoltre, quando un mio compagno di classe mi fece ascoltare le canzoni di un gruppo australiano assolutamente sconosciuto ai più come gli Hoodoo Gurus, rimasi veramente colpito da ciò che sentivo e, d’un tratto, imparavo una lezione su come anche nomi assolutamente non pubblicizzati potessero essere artisti che valeva la pena conoscere ed ascoltare. Ricordo, infine, che quando acquistai “the Number of the beast” degli Iron Maiden, mio padre mi disse: “ma come fa una persona come te che ascolta clapton, inti-illimani, Branduardi e cose del genere ad ascoltare quel rumore? Mica sarà musica quella”; era cominciato il conflitto generazionale su cosa far andare nello stereo.

Così, mentre gli anni passavano e io, tramite il confronto con le persone con cui interagivo, captavo sempre nuovi stimoli musicali che andavano nelle direzioni più disparate, arriviamo ad un periodo fondamentale per l’evoluzione del miei gusti musicali: gli anni dal 1995 al 1998. In quel periodo, infatti, sono successe diverse cose:
1   1)      Ho cominciato ad uscire la sera per andare nei pub dove si ascoltava musica
2   2)      Ho acquistato per la prima volta una rivista di critica musicale incentrata sulla musica hard rock e heavy metal
3   3)      Ho conosciuto un gruppo di persone che era molto addentro al mondo del metal che mi hanno fatto conoscere uno dei negozi di dischi che poi è diventato una delle mie fonti principali di approvvigionamento musicali
4   4)      Un mio amico d’infanzia aveva aperto nel paese dove abitavo un negozio di dischi specializzato in musica metal
5   5)      Un altro mio amico mi ha fatto conoscere dei cataloghi dove poter acquistare musica a costi decisamente più bassi della norma.
Tutto questo, unito al fatto che iniziavo a fare i primi lavori stagionali e che quindi avevo aumentato la mia disponibilità economica, mi ha portato ad acquistare molta musica tanto che, in poco meno di due anni, la mia collezione, da 353 unità qual era, era arrivata a quota 1000. E’ stato proprio in quegli anni che ho avuto modo di vedere come nel metal ci fossero veramente innumerevoli correnti, da quelle contraddistinte da suoni anche molto soffici a quelle che erano pura brutalità sonora ed è sempre stato allora che questo tipo di musica è diventata la mia preferita in assoluto. Perché? Perché tra tutte le musiche che mi fosse stato dato di ascoltare fino a quel momento, in quel tipo di musica trovavo l’espressione più vera ed intensa di una gamma di emozioni veramente vaste che andavano esplorando tutte le parti dello spettro emotivo dell’essere umano, sia quelle di tipo positivo sia quelle di tipo negativo; inoltre vedevo e sentivo nei testi momenti di vera e propria poesia che si sposavano con una musica che, oltre alla tecnica ed alla potenza, univa anche una dinamica dei suoni che rendeva l’insieme come un qualcosa che vibrava all’unisono col mio modo di essere e che ancora oggi, dopo anni di continui nuovi ascolti e di nuove realtà scoperte, sia in campo metal che in altre aree musicali, non ha perso un oncia del suo impatto e del suo valore per me. Inoltre, nell’esplorare quella musica anche attraverso le fusioni che essa faceva con i generi più disparati, ho anche imparato ad apprezzare e ad approfondire la conoscenza musicale anche in altri ambiti. Infine è stato proprio in quegli anni che ho conosciuto il gruppo che è diventato il mio preferito in assoluto, ovvero i Savatage.

Passato quel triennio chiave, gli altri momenti di ulteriore evoluzione sono stati il periodo dal 2000 al 2002 e gli ultimi tre anni: nel primo periodo mi sono avvicinato anche al jazz alla musica etnica ed ho rivalutato la musica classica e quello è stato proprio il momento in cui ho capito che non avrei mai e poi mai avuto la possibilità, sia economica che di tempo, per approfondire come avrei voluto la conoscenza della musica che mi piaceva e che quindi dovevo fare delle scelte; nel secondo periodo ho ritrovato il piacere di scoprire e di riscoprire musiche a me sconosciute, sia del presente che del passato, attraverso la radio ed ho rivalutato la musica latino-americana, il rap e molta parte della black music, la techno e molta parte del pop italiano abbattendo di fatto le ultime barriere mentali che ancora resistevano in me.

Nella mia vita, come già detto prima, ho detto veramente tante volte la frase “ma quella non è musica” volendo con quella frase imporre il primato della musica che ascoltavo io su quella che ascoltavano gli altri, ma ciò che ho vissuto nel corso degli anni mi ha dimostrato che tutte le volte che una musica non piace il problema non è la musica, ma chi la ascolta che fin troppo spesso si trincera dietro schemi mentali e pregiudizi che, di fatto, non danno alla musica la possibilità di toccare le corde delle emozioni profonde che risiedono in ciascuno di noi.   

Oggi, quando mi chiedono che musica mi piaccia, io rispondo che la mia musica preferita è il metal ma che a me la musica piace veramente TUTTA e, per finire,  so anche che, comunque vada, non potrò mai ascoltare e godere di tutta la musica che vorrei poter sentire e collezionare, ma so anche che mi gusterò sempre fino in fondo tutto ciò che ho scoperto finora e anche tutto ciò che da oggi andrò a scoprire.

lunedì 3 ottobre 2011

the place that I call(ed) home


Data: 10/12/2004
Luogo: un ufficio nel biellese
Protagonisti: Io, un mio parente e tre persone ciascuna delle quali ha una caratteristica che le rende molto ben distinguibili.

La prima ha una faccia tra il serioso e il soddisfatto e praticamente non spiaccica quasi mai due parole una in fila all'altra; la seconda sta defilata con sul volto un espressione tendente all'arcigno e tiene in mano un rettangolo di un tipo di carta un po' strana che sembra influenzare il suo umore in maniera inversamente proporzionale alla distanza del rettangolo suddetto dal petto del suddetto tizio (che questo rettangolo sia una nuova forma di pace maker portatile che agisce senza bisogno di essere impiantato chirurgicamente? mah!); il terzo legge senza sosta e a velocità notevole una serie di facciate di fogli protocollo dattiloscritti in cui si riesce, ogni pochi capoversi, a ripetere almeno 3 volte gli stessi concetti ogni volta con parole lievemente differenti (sarà forse l'esecuzione di un esame di grammatica basato sui sinonimi??)

A un certo punto il lettore si ferma e io, lui e il serio iniziamo a scrivere in maniera quasi compulsiva praticamente la stessa cosa per un numero di volte indeterminato dopo di che, l'arcigno passa al serioso lo strano rettangolo e hai visto che nel passaggio del rettangolo in questione l'arcigno impallidiva tanto quanto
il serioso prendeva colore sul viso (ahhhhh ho capito tutto! E' un nuovo tipo di lampada abbronzante portatile!!!!) e dei pezzi di vari metalli con varie forme e lunghezze passano dal serioso a me, dopodiché ognuno se ne va per la sua strada.


Data 30/09/2011

Luogo: un ufficio nel biellese
Protagonisti: Io, un mio parente e tre persone ancora ben distinguibili tra loro.

La prima ha l'aria soddisfatta e parla costantemente facendo battute e ammiccamenti un po' a tutti gli altri presenti; la seconda ha sempre vicino a sé un rettangolo, che mi sembra molto simile a quello che avevo visto girare di mano in mano quasi sette anni prima, e vedo che tanto più il rettangolo in questione è vicino alla persona che ne è custode, quanto più lei tende a sudare (non ho ancora capito a che serva questo maledetto rettangolo, adesso sembra fare l'effetto di una sauna); la terza persona si comporta esattamente nello stesso modo in cui la sua figura omologa si era comportata la volta prima (penso sempre di più che gli insegnanti di lettere non dovrebbero insistere così sui sinonimi se no ogni scritto diventa un'appendice del vocabolario)

Quando il lettore si ferma Io, il mio parente, l'ammiccante e lui siamo colti dallo stesso attacco di grafomania (mi sembra di rivedere tanti piccoli emuli di Jack Nicholson che in Shining scriveva sempre "IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA") dopodiché la custode cede il rettangolo all'ammiccante e l'ammiccante porge a me ed al mio parente altri pezzi di vari metalli e di varie forme (che fantasia che hanno nessuno di questi pezzi ha la benché minima somiglianza all'altro).


In buona sostanza: ABBIAMO FATTO IL ROGITO DI CASA NUOVA!!! :D


Per la seconda volta nella mia vita, quindi, acquisto un luogo che posso chiamare "casa", anche se, da allora ad oggi, alcune cose sono cambiante:

Allora il parente che mi accompagnava era mio padre, e l'acquisto in sé ha segnato il mio passaggio dalla vita nella famiglia di origine alla vita indipendente e l'appartamento acquistato in quell'occasione è stato poi arredato e pensato a mia misura e a mio uso e consumo. In questo appartamento, poco tempo dopo, ho accolto la persona che sarebbe poi diventata mia moglie, ma ancora oggi questa la sento come casa MIA, anche se nel corso del tempo è stata riadattata per far fronte sia alle esigenze di mia moglie come persona singola, sia alle esigenze comuni di coppia.

Adesso il parente che ha condiviso il secondo acquisto è mia moglie e l'appartamento acquistato con questa nuova operazione è stato cercato, pensato e voluto da ciascuno di noi due perché potesse diventare casa NOSTRA, e lo stiamo progettando assieme, tra discorsi idee e sfottò, perché possa essere il nostro rifugio e  lo specchio fedele di ciò che siamo, sia come individui che come coppia, ed è bello vedere come ci stiamo divertendo a confrontarci nel nostro modo di vedere e di vivere gli spazi in modo tale che il risultato di questo sia un posto in cui i nostri due mondi si incontrino e si mescolino per arricchirsi l'un l'altro.

Penso a quando siamo usciti dagli uffici della banca con in mano le chiavi di casa NOSTRA, e al fatto che, per prima cosa, siamo entrati in una panetteria a prendere 2 meringhe a testa una bottiglietta di coca e una di aranciata e siamo andati in casa nuova a brindare: che bella soddisfazione! E non posso non pensare che, visto il momento appena passato (per avere un'idea leggetevi il mio post "la migliore risposta di sempre") l'idea di accelerare le pratiche per poter così anticipare il rogito di casa (teoricamente l'ultimo giorno disponibile era il 19 novembre) sia stata assolutamente un toccasana perché era un momento in cui avevamo veramente di buone notizie e, in questo modo, ce le siamo create.


Dal 30/9/2011, quindi, è partita ufficialmente la fase 3 del "progetto casa", ovvero prendere accordi per far iniziare i lavori e progettare l'arredamento in modo tale da poter traslocare entro fine anno per partire, con l'anno nuovo, con una nuova avventura nella NOSTRA nuova casa.