martedì 8 novembre 2011

Addicted to chaos

Ovvero, VIVA CHARLIE EPPS

Partiamo dai fatti:

In questo periodo, sto leggendomi, mano a mano, i volumi della collezione "MONDO MATEMATICO", che sono 34 libri, ciascuno dei quali parla un aspetto o della matematica teorica o della matematica applicata o dell'interazione tra la matematica e un altro campo del sapere umano, ne descrive il percorso che ha avuto attraverso la storia e parla poi delle applicazioni che quel particolare argomento matematico ha con la realtà che noi viviamo tutti i giorni. Proprio in questi giorni, mi sto leggendo il volume che si intitola LA FARFALLA E IL CICLONE, che parla della teoria del caos e dei cambiamenti climatici e, mentre sto leggendo una serie di paragrafi sull'utilizzo che della teoria del caos è stata fatta nelle scienze mediche, ecco la frase illuminante:

"Riassumendo, la grande scoperta è la seguente: GLI ESSERI UMANI SONO COMPLESSI E CAOTICI QUANDO SONO SANI, E RIGIDAMENTE ORDINATI QUANDO SONO MALATI"

A questo punto, la domanda è una sola: da 0 a 100, quanto ciascuno di voi si sente MALATO?

e adesso potete iniziare a divertirvi sul serio!

mercoledì 2 novembre 2011

SIIIII PUÒ FAAAAREEEEEEEEEE!!!!!!!!

Ovvero, quando la realtà è dalla tua parte.

Avete presente le classiche situazioni in cui, specie quando si è adolescenti, si parla con persone più grandi (o più vecchie che dir si voglia) e, mentre l’adolescente sostiene una tesi, o formula un dubbio, l’esperto di turno tronca la discussione con un “quando proverai, vedrai…” mettendo pure nel tono quella pausa finale a voler sottointendere “vedrai… che avevo ragione io”? Ebbene, proprio l’altra sera, a casa mia, è successa una cosa che mi ha palesemente dimostrato che tutte le “persone esperte” che quando ero adolescente mi dicevano “vedrai…” non solo non avevano ragione, ma avevano proprio torto marcio: due persone si sono abbracciate in maniera assolutamente spontanea e sincera, ridendo di gusto, sia con la voce, sia con gli sguardi.

A questo punto devo fare un salto indietro nel tempo, al marzo del 2005, quando sono andato a vivere da solo. Nel momento in cui sono entrato nell’appartamento, ho cominciato a organizzarlo fino a farlo diventare in tutto e per tutto la mia tana e, una volta terminate le operazioni di assestamento, avevo cominciato a viverla. In quel momento, immaginavo già una moltitudine di persone che avrei voluto invitare e, tra queste in particolare, c’era una persona che, vuoi per la distanza, vuoi per i casi della vita, non aveva avuto ancora l’opportunità di venirmi a trovare a casa mia.

Passa il tempo e io inizio la storia con la donna che sarebbe poi diventata mia moglie, casa mia diventa casa nostra mentre, nel corso degli anni, ho modo di farle conoscere le altre due donne con cui ero stato prima di lei e di cui, ad oggi, sono ancora amico. Mentre con una delle due non si riesce a creare sintonia, con l’altra (che tra l’altro è stata la mia prima storia in assoluto) la simpatia è nata spontanea fin dal primo incontro, avvenuto proprio il giorno del matrimonio, e, anche se negli anni successivi ci siamo visti solo un’altra volta in quel di Roma, i contatti tra noi tre sono comunque continuati grazie alla rete, fino a quando, approfittando del fatto che questa mia cara amica in questi giorni era di ritorno in Italia per alcuni giorni di ferie, domenica pomeriggio è finalmente giunta a casa nostra, tra l’altro nel momento in cui abbiamo acquistato un nuovo appartamento e stiamo facendo fare i lavori per poterci trasferire entro pochi mesi.

Al tavolo, a cena, eravamo io, mia moglie, la mia amica e un amico comune a tutti e tre ed è stata una serata assolutamente fantastica, con a tavola un’atmosfera divertita e una complicità comune, che arriva da anni di conoscenza reciproca, un divertirsi rilassato di chi sta raccontando e ascoltando pezzi di vita, a volte anche condivisi, sempre con un tocco di ironia e con scambi di confidenze reciproche, che a momenti coinvolgevano ed escludevano elementi diversi, in un continuo rimbalzare di presenti e passati che continuavano ad incrociarsi. Ed è stato proprio in uno di quei momenti in cui si è consumato l’abbraccio che ho descritto prima e le persone che ne sono state protagoniste sono proprio state mia moglie e la mia amica, con cui nel 2003 avevo avuto la mia prima vera storia (e tra l’altro la mia amica, quando mi ha visto, mi si è avvicinata ridendo e dicendomi: “via, che queste sono cose da donne”).

Per questo oggi dico SI PUÒ!

Si può trasformare una storia d’amore finita in una bella amicizia.
Si può far nascere l’amicizia anche tra chi ami e chi ti ha amato.
Si può condividere gioiosamente la propria vita passata e presente.

Basta non aver paura di essere sinceri con se stessi e con gli altri.
Basta essere coscienti delle proprie emozioni e viverle appieno senza vergognarsene.
Basta essere consapevoli delle proprie scelte e seguirle coerentemente.

E questo NON DIPENDE MAI dai ruoli delle persone, ma dal loro modo di essere e di porsi.

Per la grande gioia che mi avete col vostro abbracciarvi, col vostro ridere assieme e con la vostra bella amicizia, per quello che siete e che siete state, solo una cosa volevo dire a voi due:

Grazie di esistere e di essere nella mia vita, magnifiche donne!