lunedì 30 gennaio 2012

Tanto da dire parte 5...

Sottotitolo: Evoluzione di un collezionista.


Giunge a termine con questa ultima parte il mio post che, per esigenze spazio-temporali, ho dovuto separare in più parti (per chi volesse leggerselo in sequenza non deve far altro che andare a cliccare su questi link 1° parte2° parte3° parteintermezzo4° parte) e, per chiudere, torno a parlare (ma guarda un po’ che stranezza) di musica, ma questa volta lo farò da un punto di vista differente dal solito; infatti non voglio parlarvi di suoni, melodie, testi, o concerti che siano, ma proprio del come ultimamente mi sia rapportato con le varie forme di approvvigionamento della musica.
Nel corso degli anni, infatti, sia le forme di acquisto che quelle di scambio della musica sono cambiate e anche io, di conseguenza, ho sperimentato e vissuto diverse fasi, ma proprio in questo ultimo periodo mi sono accorto di come, da circa due anni a questa parte, stia entrando in una fase nuova dove non è solo la mia curiosità musicale a crescere espandendosi verso nuovi lidi, ma è anche la mia tendenza collezionistica ad acuirsi. Infatti ho proprio notato due cose: la prima è che quando voglio acquistare un nuovo disco, se vedo che di uno stesso album esistono in commercio più edizioni, io cerco sempre di prendere l’edizione che contiene più materiale musicale e/o documentaristico possibile e se mi rendo conto che le finanze mi sostengono, non solo non ho nessuna remora a fare l’acquisto, ma lo faccio anche con molto gusto; la seconda è che sto percependo sempre di più proprio il piacere del possesso dell’oggetto in se, che non solo ascolto e guardo la musica che questo contiene, ma mi godo anche la confezione, i libri o libretti che sono allegati e quanto altro l’edizione in questione possa contenere. Per contro mi rendo anche conto che, se prima per me lo scambio era anche un modo per aumentare la mia collezione di musica attraverso il possesso della musica scambiata, adesso è semplicemente un momento in cui ascolto nuove cose che può diventare propedeutico all’aumento della collezione, che ormai considero accresciuta solo dall’acquisto di nuovo materiale originale. Inoltre, mentre prima compravo solo dopo essermi incuriosito per via delle parole o di un amico o di una recensione o di un articolo di rivista, o quando era un qualcosa che sapevo già che faceva parte dei miei gusti, ora la curiosità è scatenata semplicemente dal fatto di vedere un qualcosa che non conosco, mentre per voler non acquistare musica devo proprio vedere qualcosa che so già che non mi piacerà di sicuro.
Sono un musicomane ed un collezionista in continua evoluzione e, oggi come mai, godo di ciò che ascolto e di ciò che compro, anche se, d’altro canto, credo che prima o poi dovrò fermarmi, non fosse altro perché non credo che avrò sempre disponibile lo spazio per una continua espansione, ma per il momento mi continuo a gustare appieno questo momento.

Ciao e a presto.

venerdì 27 gennaio 2012

Tanto da dire parte 4...

Sottotitolo: Last  (?) Train Home


2/12/2011: questa data, per me, segna un punto di svolta della mia vita. Da luglio, infatti, sto lavorando distaccato presso la sede di una ditta che fa parte dello stesso gruppo dell’azienda per cui lavoro da più di sette anni a questa parte e, in data 5/12/2011, la ditta presso cui sono distaccato ha cambiato sede e si è spostata in un altro punto di Milano. Il fatto è che, allo stato attuale delle cose, la nuova sede, per me, non risulta essere raggiungibile coi mezzi pubblici in tempi ragionevoli (facendo i debiti conti prendendo i mezzi si andrebbe da un minimo di 6 ad un massimo di 7 ore di viaggio al giorno tra andata e ritorno) e quindi dal 5/12/2011 ho ufficialmente smesso (almeno fino a quando durerà il mio distaccamento) di essere un pendolare viaggiante sulle ferrovie dello stato. 
Dal febbraio 2004, quando avevo iniziato a lavorare a Milano, ho avuto modo di vivere questa realtà nelle sue varie sfaccettature e devo dire che, ad oggi che sono ormai due mesi che ho sostituito il treno e i mezzi con la macchina, sono ben poche le cose che mi mancano, tra cui le persone conosciute in questi quasi otto anni di pendolarismo e la possibilità di poter sfruttare il tempo del viaggio anche per leggere, ma tra le cose che non mi mancano, quella che più mi preme sottolineare è il vedere ogni giorno le espressioni di quei volti rassegnati al livore ed alla stanchezza che masticano amaro per quel tempo di vita di cui si sentono pesantemente defraudati ogni volta che c’è un guasto od un ritardo. Ho avuto anch’io, in questi anni, la mia dose di bile da masticare, perché magari capitavano quei periodi dove la norma era il prendersi delle ore (quando non delle mezze giornate) di permesso solo per poter andare al lavoro, ma ho comunque saputo reagire e costruirmi il mio angolo in cui coltivare le mie amicizie ed i miei interessi e, forse anche per questo, negli ultimi anni il pendolarismo aveva assunto una dimensione molto più vivibile e molto meno pesante, anche se comunque rimaneva la stanchezza fisica di dover fare 5 ore di viaggio al giorno tra andata e ritorno. 
Ad oggi, con tutto quello che è capitato, il fatto di muovermi in macchina non mi pesa e riesco a recuperare ogni giorno almeno 2 ore (e qualche volta anche 3). Non so come si evolverà la situazione, ma per il momento mi godo il tempo riguadagnato.

A presto. 

lunedì 23 gennaio 2012

Tanto da dire... intermezzo

Sottotitolo: Cosa capita quando si spengono i brusii ed i frastuoni inutili?

Ebbene sì, è capitato anche questo. Mai, fino a qualche anno fa, avevo mai immaginato una situazione del genere nel mio quotidiano, sia perché pensando prima da bambino e poi da adolescente, pensavo per passione che ciò fosse proprio inconcepibile e più tardi, pensando da adulto, era comunque un sottile rumore di fondo a cui ero abituato e che mi lasciava abbastanza indifferente, che però sapeva ancora darmi, in certi momenti, un piacevole divertimento e che quindi accettavo pacificamente. Di che sto parlando? Del fatto che, da ormai un anno, vivo tranquillamente SENZA TELEVISIONE. Per dirla meglio, ho ancora un apparecchio televisivo in casa ma, visto che nel giro di sei mesi mi si sono fritti ben 3 decoder (2 dei quali mi sono stati regalati perché, se fosse stato per me, dopo la "prima frittura" non avrei preso nemmeno il secondo decoder) mi sono rifiutato di comperarne un 4° (e anche di farmelo regalare), per cui, col fatto che adesso i canali televisivi sono tutti su digitale terrestre o su parabola (che comunque non ho) ecco che l'apparecchio televisivo che ho, altro non è diventato che un bello schermo da 21 pollici per vedermi i DVD di film e/o serie televisive che ho in casa e devo dire che la cosa non solo non mi ha disturbato affatto, ma mi lasciato due doni molto preziosi: la possibilità di scegliere quando e dove andarmi a reperire le notizie che mi incuriosivano e, soprattutto, il riappropriarmi, in questo mondo dove tutti sembrano poter vedere tutto "in presa diretta" in qualunque parte del globo si trovino, della possibilità di lasciarmi sorprendere da un fatto di cui, magari, venivo a conoscenza solo ore o giorni dopo. Mi ricordo, infatti, di come sono venuto a sapere delle morti di Sergio Bonelli e di Marco Simoncelli, di come la notizia in entrambi i casi mi avesse colto assolutamente impreparato e di come il non avere il chiasso mediatico delle immagini televisive mi abbia portato a vivere in maniera molto più intensa ed intima il dolore che ho provato.

Infine, come ciliegina sulla torta, ho avuto modo di constatare che potevo informarmi anche meglio su ciò che accadeva nel mondo tramite altri mezzi (vedi radio o in internet) e per di più nei modi e nei tempi in cui decidevo io.

Che dire d'altro? forse che la televisione non sia più così utile come sembra?

ciao e a presto.

mercoledì 4 gennaio 2012

Tanto da dire parte 3....

Sottotitolo: Le persone importanti, un bottone non trovato, un camion con la cabina molto affollata e il senso profondo di questo blog.

E cosa hanno a vedere le canzoni di Davide Van De Sfroos con tutto questo? Mettetevi comodi, allora, che provo a spiegarvelo e, per farlo, parto dalla parola che è la chiave di lettura che da vita anche a questo mio blog: risonanza. Parola che, in questo caso, io uso secondo il significato che la vuole come "fenomeno per cui, in determinate condizioni, l'ampiezza delle vibrazioni di un corpo tende ad aumentare oltre ogni limite".

Tutti noi abbiamo avuto una o più esperienze che ci hanno segnati in maniera profonda ed indelebile, sia nella gioia, sia nel dolore, e tutti noi, chi più chi meno, ha delle parti di sé con cui deve ancora fare i conti e che, a volte per quieto vivere, a volte perché non capita il momento giusto, lasciamo che restino appartate in un angolo della memoria. Esistono occasioni, però, in cui o un discorso, o un evento entra in risonanza con queste parti profonde ed appartate di noi e che, quando siamo soli con noi stessi, fanno scatenare i pensieri e tu non puoi far nulla per fermarli, se non seguirli, prenderne coscienza e confrontarti con loro e con le emozioni che gli hanno scatenati, fino a quando le emozioni non si siano placate facendo così terminare il momento di catarsi.

In questo periodo c'è stata un'occasione in cui mi è capitato un momento del genere e sono stato a contatto con una di queste parti di me per quasi due giorni di fila, con i pensieri che sfrecciavano a velocità siderale ed una ricettività emotiva amplificata al massimo, col sottoscritto che, nell'accompagnare i suoi pensieri con anche più musica del solito, ogni tanto pensava "ma dov'è il bottone per spegnere tutto questo?" salvo poi tornare a confrontarsi con ciò che era tornato alla luce, fino a quando le cose non si sarebbero del tutto chiarite ed accettate.

Ebbene, mentre ascoltavo il best of di Van De Sfroos avevo appena concluso questa piccola "discussione tra me e me" e, nel sentire la canzone "San Macacu & San Nissoen" quando parte il ritornello la mia cassa di risonanza torna a vibrare ad intensità pazzesche, proprio perché con le sue parole descriveva esattamente ciò che avevo appena finito di affrontare.

"L'è el dè de San Macacu, la nocc de San Nissoen se tirum via el cuveerc e se impienissum de canzòn. L'è el dè de San Macacu, la nocc de San Nissoen vurèvi smurzà tütt ma ho piô truvaa el butòn"

Che tradotto suona così

"E' il giorno di San Macaco, la notte di San Nessuno ci tiriamo via il coperchio e ci riempiamo di canzoni. E' il giorno di San Macaco, la notte di San Nessuno volevo spegnere tutto ma non ha più trovato il bottone"

Passati alcuni giorni in cui ho ascoltato San Macacu praticamente a ripetizione, proseguendo l'ascolto del cd, capito su un'altra canzone "Il camionista Ghost Rider" che all'inizio mi piace e mi diverte, perché è un divertente e divertito tributo a quattro grandi della musica americana ma, nella strofa finale, trova un altro colpo di genio descrivendo quello stato emotivo per cui, quando ascolti musica, ti senti come se avessi al tuo fianco chi quella musica la sta suonando e che è uno dei miei modi di approcciarmi a ciò che ascolto.

Risultato di questa cosa è che, nel giro di poco più di un mese ho ascoltato quelle due canzoni innumerevoli volte, fino a renderle mie nota dopo nota e che anche grazie a loro, al loro disincanto e alla loro ironia paesana, sono andato oltre a quello che si era scatenato.

Detto questo saluto, e vi do appuntamento alla parte 4 (dove descriverò un altro piccolo grande cambiamento che da dicembre c'è stato nella mia vita)

A Presto.

p.s. Mi sapete dire perché a mia moglie viene fuori una vera e propria cresta in stile punk, quando sente Van De Sfroos? In fondo non ho ascoltato quelle due canzoni nemmeno mille volte in un mese....

domenica 1 gennaio 2012

Tanto da dire parte 2....

Sottotitolo: PURE....

Come dicevo nel finale della prima parte, anche l'anno scorso un flusso continuo di note, melodie e testi ha accompagnato il mio percorso personale; artisti che ascolto e seguo da anni, di cui ho apprezzato le nuove fatiche, o di cui mi sono procurato le vecchie e artisti che prima non avevo mai ascoltato (o addirittura mai sentito nominare) di cui mi sono avventurato alla scoperta. Inoltre ho avuto la fortuna di poter vedere dal vivo il mio gruppo preferito, in un concerto in cui hanno riproposto per intero l'album che io considero il più bello di tutti tempi (se volete saperne di più leggete il mio post 3 giorni enormi)

Di tutto questo crogiolo sonoro, ancora una volta, non c'è stato nulla che mi abbia deluso o che mi sia scivolato via, lasciandomi indifferente, ma alcune cose in particolare, mi hanno lasciato dentro un carico emotivo assolutamente enorme e, in particolare:

Un giorno di aprile, ascoltando la radio, stavo seguendo un programma strutturato come una sfida tra 4 gruppi scelti secondo un criterio di omogeneità che variava di giorno in giorno e, in quel momento, la sfida riguardava il progressive rock italiano con, come sfidanti, la PFM, le Orme, gli Area e i Perigeo (unico gruppo di cui al momento non avevo ancora mai sentino nemmeno parlare). Mentre il programma procede, e io sono intenzionato a votare per la PFM, ad un certo punto sento il pezzo che la radio ha scelto per rappresentare il Perigeo ed è come se cozzassi di botto contro una porta trasparente mentre sto camminando distrattamente per strada e, mentre sento gli strumenti rincorrersi ed incastrarsi l'uno nell'altro, l'unico mio pensiero è "MA QUANTO SONO BRAVI!!!" Alla sera stessa, tornato da lavoro, faccio una ricerca in rete e, il sabato successivo corro letteralmente a prenotarmi tutti i quattro album loro che sono ancora reperibili in commercio.

In un altra occasione, sempre tramite radio, ho avuto modo di ascoltare un'intervista a Jovanotti, in cui parlava del suo ultimo album e, nell'ascoltare sia lui che ne parlava, sia le canzoni che venivano passate, avevo sia belle sensazioni che la curiosità di ascoltarlo meglio. Andato ad acquistare il disco, anche se si dimostra molto distante da ciò che ascolto di norma, quello che sento mi piace e, ricordandomi di un mio amico molto addentro nel mondo del rap e dell'hip hop, gli chiedo una consulenza su quali possano essere dei pezzi rappresentativi del genere che, quando riesco a sentire, mi da l'impressione di una musica molto insinuante che mi lascia decisamente e positivamente stupito.

Leggendo una rivista specializzata in musica metal, mi imbatto in un servizio retrospettivo sulla STRANA OFFICINA, storico gruppo hard rock della scena italiana ed ho così modo di scoprire sia i titoli di ciò che avevano prodotto come gruppo sia ciò che è stato pubblicato da due delle loro menti pensanti, Fabio e Roberto Cappanera, come progetto solista. Qualche mese dopo ho occasione, andando da un mio amico che ha creato una casa discografica, ho modo di trovare nel suo magazzino i cd targati Fabio e Roberto Cappanera e quello che sento riesce a colpirmi sia per le musiche che per i testi in italiano che riescono a far sposare benissimo con un'atmosfera ed una musica che, nata all'estero, ha avuto nella lingua inglese la sua lingua di elezione.

Arriva la parte conclusiva dell'anno e, proprio in coda, si aggiungono tre "scoperte", la prima tramite il passaparola di un collega, la seconda tramite una notizia su una rivista musicale e la terza, per caso durante una sosta in autogrill.

Il primo caso accade durante uno dei classici "scambi tra appassionati", quando mi arrivano delle canzoni di Davide Van De Sfroos e, nel tornare a casa dal lavoro con l'autoradio accesa, ascolto alcune di quelle canzoni che fanno subito presa, sia per la musica, dall'impronta decisamente folcloristica, sia per i testi fatti in parte in italiano ed in parte in dialetto laghee (ovvero proprio della zona del lago di como) che raccontano di storie e di personaggi di provincia, e spesso anche provinciali, che un po' hanno fatto parte anche del mio vissuto, e un po' sono ricordi di quando genitori e nonni raccontavano della loro gioventù vissuta spesso o nell'immediato dopoguerra della II guerra mondiale, o nel periodo fra le due guerre, o addirittura tra la fine dell'ottocento e l'inizio del secolo scorso. In mezzo a questo anche un racconto ironico ed a volte anche sarcastico di alcuni tipici vizi e virtù nostrane con racconti che spesso mescolano aspetti e linguaggi rurali con situazioni tipiche dei giorni nostri. Durante un giorno in cui eravamo in giro per regali, in un negozio con dentro anche musica, vedo un best of di De Sfroos, lo prendo, comincio ad ascoltarlo e in ben tre episodi mi colpisce a tal punto che, dal primo ascolto di ciascuna di quelle tre canzoni finisce diretta tra i miei pezzi preferiti di ogni tempo (e il perché lo racconterò nella parte 3).

Nel secondo  caso la notizia riguarda una collaborazione tra Lou Reed e i Metallica che, da lì a poco, avrebbe prodotto un album in cui musiche e liriche composte da Lou Reed venivano riarrangiate dai four horsemen. Curioso di vedere cosa può venire fuori dall'unione di due stili così diversi, approfitto dell'avvicinarsi del mio compleanno per farmelo regalare e, nell'ascoltarlo, nonostante avessi sentito in giro pareri che lo dipingevano come un'evitabile ciofeca e nonostante un primo momento dove il sentire il recitato di Lou Reed sul tessuto sonoro dei Metallica mi ha lasciato decisamente spiazzato, con il procedere dell'ascolto la sensazione che mi ha lasciato è stato di un esperimento tanto rischioso quanto ben riuscito che ha prodotto due o tre "pezzi capolavoro", ed altre canzoni comunque notevoli.

Infine una sera, tornando dal lavoro e fermandomi in autogrill per un attimo di sosta, ho modo di notare tra le offerte musicali una serie di compilation di autori vari che si intitolavano "PURE... [xxxx]" (non è un caso il sottotitolo che ho dato a questo post) dove al posto della parentesi quadra con le x potete sostituire i nomi di alcuni generi musicali di cui ogni raccolta comprendeva 4 cd con autori diversi del genere che la compilation visitava. Leggendo la lista dei pezzi della compilation sull'Hard Rock, genere che conosco meglio tra quelli di cui c'erano raccolte, ho modo di notare che, a differenza di altre raccolte viste da me in precedenza, in questa c'era uno spirito diverso, perché non metteva dentro i soliti pezzi ormai strasentiti e conosciuti anche dai sassi, e perché metteva dentro sia pezzi del periodo classico del genere, sia pezzi dei ultimi 10 - 15 anni e a quel punto, senza pensarci due volte, faccio incetta sia di generi a me conosciuti, come l'hard rock e la musica americana mainstream, sia generi che frequento di meno, ma con cui ho già avuto a che fare, come il blues il country e il soul, sia generi quasi del tutto sconosciuti, come l'hip-hop e il r&b perché vedendo le raccolte (pronunciatelo in inglese) "PURE..."  a me è venuta voglia di ascoltare e di conoscere (e questa pronunciatelo in italiano) PURE quello.

A presto.