sabato 30 maggio 2015

Una spiegazione (musicale) dovuta

Come promesso alle persone di Song Pop Italia, pubblico questo post, per spiegare i motivi che sono alla base delle mie affermazioni sui Beatles, che avete letto sul gruppo giorni fa.
Innanzi tutto, voglio sintetizzare quanto detto finora in questo modo:
1)      Mi piace la musica dei Beatles? Sì
2)      Che importanza hanno avuto i Beatles per la musica ispirata dal rock? Da 0 (importanza nulla) a 100 (massimo possibile), almeno 90. Questo perché le idee musicali che hanno avuto sono state di ispirazione per diverse generazioni di musicisti e gruppi nei decenni successivi
3)      Ritieni che i Beatles siano la più grande band di sempre? No
4)      Come giudichi la musica dei Beatles? Da 0 (il peggio possibile) a 100 (il massimo possibile), dico intorno ai 65

A questo punto vado a spiegare il perché di quanto detto.

Tutto parte da una considerazione di base: la musica non è come altre arti. Provate a pensare ad un pittore, uno scultore, un architetto, o uno scrittore. Ciascuno di loro crea la sua opera in un momento in cui non viene percepita da nessun altro, la modella e le da la sua forma definitiva, che viene fissata e resa immutabile prima che il pubblico possa accedervi e, infine, solo dopo che questa forma definitiva sarà stata raggiunta allora potrà essere contemplata nella sua interezza, che ha anche un'altra caratteristica: quella di essere (al netto dell’erosione del tempo) immutabile. Un palazzo, una scultura, un libro, un quadro, un disegno sono oggetti fissi, la cui bellezza è intrinseca nella loro forma finita. Lo stato emotivo dell’artista nel momento in cui sta componendo l’opera, è assolutamente ininfluente sulla percezione avuta da chi contempla l’opera finita. Per la musica è diverso, perché la musica vive di vibrazioni e risonanze, che esistono solo nel momento in cui l’artista la crea, e queste assorbono lo stato emotivo di chi sta suonando e lo ritrasmette a chi ascolta. Questo fa sì che ogni volta che una canzone viene suonata, si ricrei da zero creando potenzialmente emozioni che differiscono sia in tipo che in intensità. In molte altri arti l’artista completo è semplicemente un creatore, mentre nella musica deve essere contemporaneamente creatore, esecutore ed interprete, ed è questo a fare la differenza. Perché se quando registri una canzone in studio (rendendola di fatto immutabile) non ti fai coinvolgere in maniera emotivamente profonda in quello che stai suonando e raccontando, anche se la melodia e il testo fossero potenzialmente i più belli in assoluto, la canzone sarà semplicemente una banale esecuzione, senza forza e senza carattere.  

Per spiegarmi:
1)      La capacità tecnica di padroneggiare gli strumenti, riguardi il musicista come esecutore
2)      La capacità di comporre musica e testi, riguardi il musicista come compositore
3)      La capacità di trasmettere l’emozione intrinseca di ciò che si sta suonando e/o cantando, riguardi il musicista come interprete.

Ora, per me, per rientrare nel novero dei “più grandi di sempre”
1)      Non è sufficiente essere degli esecutori di prima forza e, a determinate condizioni, non è neppure necessario
2)      Non è sufficiente essere compositori di prima forza e, anche se l’essere compositori è una condizione necessaria, a volte può bastare un livello almeno discreto
3)      È assolutamente necessario essere grandi interpreti, anche se, pure questo, non è di per sé sufficiente
4)      È assolutamente necessario che la capacità interpretativa e compositiva regga alla prova del tempo, che non si basa solo su quanto tempo le canzoni / album creati in un determinato periodo mantengano la loro potenza espressiva, ma anche, e soprattutto, sulla capacità del musicista di mantenere (ed eventualmente affinare) la sua capacità di creare emozioni nella sua composizione e di trasmetterle con la sua interpretazione, nel corso dei decenni, al variare del contesto storico in cui si vive, e delle proprie esperienze di vita, che ci fanno evolvere (e a volte involvere) come persone.


Ciò che non mi ha mai fatto dire che “i Beatles sono i più grandi di sempre” riguarda il fatto che:
1)      La musica da loro composta si esaurisce nell’arco di 8 anni, tra l’altro facenti parte di un unico e ben definito periodo storico, e quindi l’entità Beatles non ha passato la prova del tempo, perché, anche se è vero che, a più di 50 anni di distanza, i loro pezzi sono sopravvissuti, comunque manca la prova che questa capacità compositiva dei Beatles si sarebbe potuta protrarre anche solo nel corso del decennio successivo.
2)      Io percepisco la loro capacità interpretativa (per me la più importante di tutte) come veramente scarsa. Tanto che sento le canzoni dei Beatles interpretate da chi ne fa le cover (famoso o meno che sia) e sento intensità e trasporto da parte degli artisti decisamente maggiori che non a sentirle interpretate dai Beatles stessi.

Ad esempio, io ascolto “Let It Be” suonata da Aretha Franklin, e sento la forza e l’intensità di una preghiera cantata con tutta l’anima da parte di chi la interpreta; la sento suonata dai Beatles e mi sembra una melodia accattivante, che ti resta anche in testa, ma assolutamente priva di spessore emotivo quasi fosse un qualcosa di fischiettato distrattamente; ascolto altri loro pezzi (cito a caso “A Hard Day’s Night”, “Come Together”, “Hey Jude”, “C’mon Everybody”, “Yellow Submarine”, “Eleanor Rigby”, “All You Need is Love”, “Strawberry Fields Forever”, “Lucy in the sky with Diamonds” o anche altre) e, nonostante le sonorità siano diverse, ho sempre la sensazione, per me fortemente disturbante, che suonino senza lasciarsi coinvolgere emotivamente. E questo è qualcosa che, per il mio giudizio, è assolutamente devastante, perché io vivo la musica come un mezzo attraverso cui si veicolano emozioni allo stato puro e l’emozione non è solo quella vive l’ascoltatore quando ascolta un pezzo, ma è anche (e per me soprattutto) il riconoscere dentro di sé l’emozione che voleva trasmettere l’artista attraverso il suo componimento e la sua interpretazione.

Parlando di alcuni commenti alla mia lista di gruppi che hanno fatto “musica migliore”, dico che ho cercato nella mia memoria gruppi o artisti che avessero composto ed interpretato musica
1)      Per almeno 10 anni e in almeno 2 decenni differenti o
2)      Per archi di tempo anche più brevi, ma ad almeno dieci anni di distanza gli uni dagli altri
3)      Di diverso tipo in diversi periodi della loro carriera artistica
4)      Con un’identità forte e propria

In più tenevo anche a rispondere ad alcuni punti in particolare

1)      A chi mi ha detto “hai messo gli artisti che ti piacciono”, dico che è vero che tutti gli artisti che sono in quella lista mi piacciono (anche se non di tutti gli artisti che ho segnato mi piace tutto quello che hanno fatto), ma è altrettanto vero che ci sono molti altri artisti o gruppi che mi piacciono (e magari anche di più di altri che fanno parte della lista, ma che non ritenevo avessero caratteristiche per starci)
2)      A chi si è stupito per alcuni nomi nella mia lista (in particolare Zucchero, gli Europe e gli Skiantos) rispondo dicendo che per me fanno parte di tre tipologie di artisti, ovvero:
a.       Gli Skiantos fanno parte di quegli artisti che, fregandosene completamente di qualsiasi cosa legata alle logiche commerciali, hanno continuato a fare la loro musica mettendoci sempre dentro quello che era il loro spirito, e lo hanno fatto per più decenni, anche se lontano dalle grandi scene
b.      Zucchero fa parte di quegli artisti che, pur non smettendo mai di fare musica, dopo il momento di maggior successo, hanno passato un periodo di crisi in cui avevano banalizzato la loro, salvo poi, magari anche a distanza di diversi anni, riprendersi ritrovando il loro spirito originario
c.       Gli Europe fanno parte di quei gruppi che, riformatisi ad anni di distanza, riescono a ritrovare una vena di ispirazione che li rende ancora in grado di dire e dare qualcosa a livello musicale, anche facendo cose decisamente differenti da quelle che li avevano portati al successo
3)      A chi mi ha chiesto del perché dell’assenza di alcuni gruppi (in particolare Deep Purple, Nirvana e Cirith Ungol) dico che
a.       Deep Purple e Cirith Ungol, pur piacendomi, sono gruppi che ho frequentato marginalmente e non mi sento di metterli in quella lista
b.      Per quanto riguarda i Nirvana, fanno parte di quei gruppi (come anche Jimi Hendrix e Doors, per esempio) che hanno dato tutto in un numero di anni troppo limitato perché si potesse vedere l’effetto che il tempo avrebbe avuto sulla loro capacità di comporre ed interpretare.
4)      A chi mi ha fatto notare che “non c’è mai più stato qualcuno che abbia avuto un impatto sulla musica così come lo hanno avuto i Beatles” volevo dire che il problema, ad oggi, è che questo gruppo potenzialmente così rivoluzionario e devastante per la musica, potrebbe anche essere già attivo ed essere pure il gruppo formato dai vostri vicini di casa, ma sarebbe molto difficile che la sua musica possa arrivare alle vostre orecchie. Questo perché fino alla prima metà degli anni ’80 chi gestiva i mezzi di diffusione della musica, promuoveva la musica e usava la musica creata dagli artisti come mezzo per arricchirsi, mentre da quel momento in avanti, si è creato un meccanismo per cui si cerca di far creare agli artisti quella musica che serva a trainare il commercio e il guadagno di chi la musica la distribuisce e basta (per la cronaca lo stesso Geddy Lee, in un’intervista concessa a Rock Hard ai tempi della pubblicazione di “Snakes & Arrows”, ha riconosciuto che, se i Rush fossero nati oggi, non sarebbero sopravvissuti neanche il tempo di fare un singolo, proprio per le logiche commerciali che ci sono ai giorni nostri).

Chiudo dicendo che, in ogni caso, questo post non vuole assolutamente giudicare che ama i Beatles e la loro musica, perché per me non c’è nulla di più sacro di come ciascuno di noi vive la musica che ascolta, ma vuole solo spiegare i motivi che sono alla base di quello che è il mio modo di percepire la musica, sia quella dei Beatles che in generale.


Salute a tutti e arrivederci a presto.