venerdì 25 dicembre 2015

Buone Feste a tutti

Rialzarsi: concetto semplice, cosa non sempre facile. Per superare i periodi duri, occorre sempre tanto impegno e tanto lavoro; spesso occorre tanta fatica; a volta comporta anche del dolore. Ma tra le cose belle che porta il ritrovarsi dopo aver superato quei momenti, c'è anche la coscienza di quella che è l'essenza più profonda della parole "festa" e "dono" dove: la prima è la condivisione della gioia con chi ci sta vicino; la seconda è il regalare ad altri un momento di gioia, o attraverso un oggetto, o attraverso un pensiero, dato senza aspettarsi nulla in cambio, perché si vuole augurare un futuro migliore a chi lo si fa, o perché lo si vuole ringraziare per il bene che ha portato nelle nostre vite (oppure per entrambi). E questo vale al di là di qualsiasi credo, perché non è necessario professare una religione per avere l'esclusiva della condivisione della gioia ed è bello poter pensare che ci possano essere momenti in cui le società e le nazioni si possano fermare per consentire alle persone di vivere, ciascuno a proprio modo, la condivisione dei vari tipi di gioia, da quella per essere ancora vivi, a quella perché si è fieri di ciò che si sta vivendo.

Per questo il mio augurio per ciascuno di voi, questa volta è: che possiate sempre avere quello spirito che vi porti a condividere le vostre emozioni con le persone che vorrete scegliere come amiche o compagne, perché il dolore condiviso possa dividersi ed affievolirsi, mentre la gioia condivisa possa moltiplicarsi ed espandersi.

Buone feste a tutti.

mercoledì 7 ottobre 2015

Momenti Magici

Sono un appassionato di fumetti: lettore da quasi 35 anni, collezionista da più di 25. Il 18 giugno 1991 usciva il 1° numero del fumetto che è stato, fin da subito ed ancora oggi, il mio fumetto preferito di sempre, ovvero Nathan Never. Oltre a questo, sono anche una persona che, quando deve disegnare una sagoma umana, usa il cerchio e le 5 stanghette... senza che ne esca una dritta. 
Domenica 6 settembre 2015, ad una fiera del fumetto tenutasi a Gattinara, ho avuto la possibilità, tra gli altri, di vedere all'opera, mentre disegnavano a mano libera degli sketch su soggetti suggeriti dagli appassionati lì presenti, Lola Airaghi (disegnatrice di Brendon, un fumetto che ho dovuto abbandonare troppo presto, di cui però, a breve, recupererò praticamente tutto), Giovanni Talami (disegnatore di Magico Vento, uno dei miei 5 fumetti preferiti di ogni tempo) e Sergio Giardo (disegnatore ed attuale copertinista di Nathan Never). Vedere come davano lentamente forma alle idee che venivano loro proposte, e come ogni singola linea che tratteggiavano dava sempre più corpo alla figura, fino al suo completamento, è stato qualcosa di magico e, avere avuto la possibilità di osservare Sergio Giardo dare corpo all'idea che io gli avevo dato per lo sketch è stato un vero privilegio e assolutamente commovente. 

sabato 11 luglio 2015

Di ferite, guarigioni e cicatrici

Ovvero, come ho vissuto questi mesi passati dopo l'incendio.

Sono passati ormai più di otto mesi dal giorno in cui la nostra casa è stata ferita dall'incendio che l'ha colpita il 3/11/2014; mesi in cui si sono mescolati molti eventi e molte sensazioni che non ho ancora avuto modo di vivere ed accettare fino in fondo.

In questi mesi ho vissuto di tutto: dallo stupore e smarrimento iniziale, nel vedere la nostra camera da letto brutalmente danneggiata dal fuoco, e la nostra casa letteralmente invasa dalla fuliggine e dal nerofumo che ricopriva ogni singolo oggetto, alla voglia di ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato e dimostrato grande solidarietà, dal primo giorno in cui si sono dovute fare pulizie urgenti, alle settimane successive, dove si sono dovute fare pulizie grosse; dalla rabbia feroce che mi ha assalito, nel rendermi conto che non avrei potuto aiutare mia moglie come avrei voluto e come sarebbe stato necessario, a causa del fatto che non avevo più giorni di permesso disponibili da poter prendere (e di questo so benissimo chi devo "ringraziare"), alla determinazione nell'organizzare comunque il processo di ripristino della nostra casa, in modo tale da subordinare i lavori al nostro grado di energie e di tempo disponibili, a costo di diluirli in un arco di tempo più lungo del previsto (perché non doveva esistere che, per avere di nuovo una casa agibile in breve tempo, noi si rischiasse di compromettere la nostra salute, o il nostro equilibrio sia personale che di coppia); dallo scoramento nel periodo tra dicembre e gennaio dove, tra cambiamenti sul lavoro e problemi con le assicurazioni, mi sono trovato (per la prima volta in più di 40 anni di vita) a farmi 3 influenze quasi consecutive, alla voglia di non cedere alla tentazione di seguire la logica (per me assolutamente errata) del "finché non sarà tutto a posto non possiamo permetterci di festeggiare alcunché o di riposarci in alcun modo"; dalle difficoltà a dover gestire due tipi di reazioni al trauma praticamente opposti, al divertimento nella ricerca di quella che sarebbe stata una linea comune nella riprogettazione - restaurazione di casa nostra; dal sollievo per l'inizio dei lavori di ristrutturazione, al dubbio di come poter gestire la concomitanza dei lavori in casa nei miei giorni di telelavoro, fino alla contentezza nel vedere sparire mano a mano le tracce dell'incendio, per far largo alla nuova dimensione di casa nostra, così come l'abbiamo ripensata.

In tutto questo, però, ho cercato di lasciar trasparire il meno possibile per quanto riguarda il quanto l'incendio mi avesse colpito, perché mi sono reso conto di quanto questo avesse ferito molto di più mia moglie, portandole via, oltre che molti oggetti, anche molti ricordi per lei importanti. Per questo ho cercato di non buttar fuori le mie angosce o le mie preoccupazioni di quel momento, da una parte per evitare di aggiungerle stress e negatività in un momento che ne era già assolutamente carico, e dall'altro per lasciare che fosse lei a potersi sfogare, per alleggerire il carico che aveva addosso, anche se la cosa non è stata molto facile, e mi rendo conto di aver avuto alcuni sprazzi di forte irritabilità, come non capitava da un po'.

In questi mesi abbiamo vissuto anche alcuni momenti piuttosto tesi, per via della stanchezza che cresceva sempre più, a fronte di una situazione in cui sembrava, anche a causa di parecchie inefficienze esterne, che la fine non dovesse arrivare mai. Sono stati momenti in cui ci siamo trovati a sbroccare ciascuno dei due nei confronti dell'altro, ma alla fine ne siamo venuti fuori. Giusto questo mercoledì (8/7/2015), infatti, siamo riusciti di nuovo a dormire in quella che è camera nostra e sappiamo che mancano solo alcuni ritocchi marginali, più lo svuotamento di una dozzina di scatoloni, per chiudere definitivamente il capitolo "lavori in casa".

Come ho detto all'inizio, questi sono stati mesi molto duri, ma sono anche stati mesi in cui siamo riusciti, oltre alla ristrutturazione, a realizzare compiutamente il "progetto casa" che avevamo in mente quando siamo entrati qui, ma che in quel momento noi non si era riusciti a far fare, e oggi casa nostra è quella che noi volevamo che fosse.

In questi mesi le sensazioni più brutte, me le hanno date l'odore di fumo, che nei primi mesi impregnava ogni singola cosa, e il trovarsi di colpo, anche verso marzo - aprile, le mani sporche di fuliggine per aver toccato qualcosa in casa (cosa che mi rimandava alle prime settimane post incendio, dove lo sport della casa era proprio il lavaggio mani). Infine, una delle cose che so essere pesata molto a entrambi è stato il fatto che non ci sentivamo più liberi di invitare e di accogliere gli amici come facevamo prima perché, se da una parte c'era comunque la voglia di ospitarli come sempre, dall'altra c'era la sensazione di avere la casa che non era in condizione per poter accogliere gli amici come noi volevamo.

In questi mesi la mia ferita è stata data dal fatto che non ero nelle condizioni per aiutare mia moglie come avrei voluto; la mia guarigione è stata il vedere casa nostra riprendere forma, e mia moglie risollevarsi dalla tensione e dalla stanchezza; la mia cicatrice e il sapere che mia moglie, a causa di questo periodo, è peggiorata di salute, anche se continua a vivere sorridendo e gioendo di ogni cosa bella che le capita.

Ma da oggi si riparte. La casa in cui abitiamo è tornata ad essere Casa Nostra, con i suoi suoni, le sue luci e i suoi colori, e noi possiamo finalmente lasciarci alle spalle il fardello della tensione e della paura di non essere in grado di superare il periodo che l'incendio ci ha costretto ad affrontare.

Siamo noi, siamo ancora vivi e siamo tornati ad essere quello che eravamo.

A presto.

sabato 27 giugno 2015

Voglia di No(t)te

Fin da bambino ho ascoltato musica e, dall'adolescenza in avanti, la musica è stata ed è la mia passione più grande; da quando, sedicenne, ho passato notti nella mia stanza alla luce di un abat jour a leggere i fumetti, prima di Tex Willer, e poi di molti altri personaggi, la notte è il mio momento magico. 

Nella musica che ascolto e colleziono, mi piace il fatto di poter scegliere o di rivivere momenti e emozioni già vissute, ascoltando canzoni che, nel corso del tempo, ho imparato a memoria, oppure di cercare nuovi orizzonti in quei suoni ascoltati in maniera distratta, subito dopo l'acquisto, per poi finire per anni come un pezzo della collezione tra i tanti, ma che aspetta il momento che l'ispirazione all'ascolto mi riporti di nuovo da lui. 

Nella notte arriva l'energia dei pensieri, dello sguardo rivolto verso sé stessi, e della voglia di esternare, o su un foglio di carta o, negli anni successivi, su una delle pagine virtuali della rete, il proprio sentire e il proprio vibrare. Nella notte respiro l'energia del buio e del silenzio, per vivere appieno ogni suono che ascolto, ogni parola che leggo e che scrivo.

Di fondo io sono un solitario. Osservo e ascolto il mondo attorno a me, mi costruisco la mia gioia di vivere coltivando le mie passioni e la mia curiosità, per poi condividerne i frutti e gli entusiasmi anche con le altre persone, ma ci sono momenti, come questo, che sono solo miei. I momenti delle vibrazioni notturne, delle stellate d'inverno, della musica in cuffia e delle parole che si susseguono l'una all'altra, senza necessariamente creare un discorso completo e coerente. 

Questa è stata un'altra di quelle notti dove, ascoltando uno di quei dischi accantonati per anni, ho voluto spiegare cosa significa la notte per me.

A risentirci a presto.

[Colonna sonora del post: album LO SGABELLO DEL ROSPO dei Fiaba]

sabato 30 maggio 2015

Una spiegazione (musicale) dovuta

Come promesso alle persone di Song Pop Italia, pubblico questo post, per spiegare i motivi che sono alla base delle mie affermazioni sui Beatles, che avete letto sul gruppo giorni fa.
Innanzi tutto, voglio sintetizzare quanto detto finora in questo modo:
1)      Mi piace la musica dei Beatles? Sì
2)      Che importanza hanno avuto i Beatles per la musica ispirata dal rock? Da 0 (importanza nulla) a 100 (massimo possibile), almeno 90. Questo perché le idee musicali che hanno avuto sono state di ispirazione per diverse generazioni di musicisti e gruppi nei decenni successivi
3)      Ritieni che i Beatles siano la più grande band di sempre? No
4)      Come giudichi la musica dei Beatles? Da 0 (il peggio possibile) a 100 (il massimo possibile), dico intorno ai 65

A questo punto vado a spiegare il perché di quanto detto.

Tutto parte da una considerazione di base: la musica non è come altre arti. Provate a pensare ad un pittore, uno scultore, un architetto, o uno scrittore. Ciascuno di loro crea la sua opera in un momento in cui non viene percepita da nessun altro, la modella e le da la sua forma definitiva, che viene fissata e resa immutabile prima che il pubblico possa accedervi e, infine, solo dopo che questa forma definitiva sarà stata raggiunta allora potrà essere contemplata nella sua interezza, che ha anche un'altra caratteristica: quella di essere (al netto dell’erosione del tempo) immutabile. Un palazzo, una scultura, un libro, un quadro, un disegno sono oggetti fissi, la cui bellezza è intrinseca nella loro forma finita. Lo stato emotivo dell’artista nel momento in cui sta componendo l’opera, è assolutamente ininfluente sulla percezione avuta da chi contempla l’opera finita. Per la musica è diverso, perché la musica vive di vibrazioni e risonanze, che esistono solo nel momento in cui l’artista la crea, e queste assorbono lo stato emotivo di chi sta suonando e lo ritrasmette a chi ascolta. Questo fa sì che ogni volta che una canzone viene suonata, si ricrei da zero creando potenzialmente emozioni che differiscono sia in tipo che in intensità. In molte altri arti l’artista completo è semplicemente un creatore, mentre nella musica deve essere contemporaneamente creatore, esecutore ed interprete, ed è questo a fare la differenza. Perché se quando registri una canzone in studio (rendendola di fatto immutabile) non ti fai coinvolgere in maniera emotivamente profonda in quello che stai suonando e raccontando, anche se la melodia e il testo fossero potenzialmente i più belli in assoluto, la canzone sarà semplicemente una banale esecuzione, senza forza e senza carattere.  

Per spiegarmi:
1)      La capacità tecnica di padroneggiare gli strumenti, riguardi il musicista come esecutore
2)      La capacità di comporre musica e testi, riguardi il musicista come compositore
3)      La capacità di trasmettere l’emozione intrinseca di ciò che si sta suonando e/o cantando, riguardi il musicista come interprete.

Ora, per me, per rientrare nel novero dei “più grandi di sempre”
1)      Non è sufficiente essere degli esecutori di prima forza e, a determinate condizioni, non è neppure necessario
2)      Non è sufficiente essere compositori di prima forza e, anche se l’essere compositori è una condizione necessaria, a volte può bastare un livello almeno discreto
3)      È assolutamente necessario essere grandi interpreti, anche se, pure questo, non è di per sé sufficiente
4)      È assolutamente necessario che la capacità interpretativa e compositiva regga alla prova del tempo, che non si basa solo su quanto tempo le canzoni / album creati in un determinato periodo mantengano la loro potenza espressiva, ma anche, e soprattutto, sulla capacità del musicista di mantenere (ed eventualmente affinare) la sua capacità di creare emozioni nella sua composizione e di trasmetterle con la sua interpretazione, nel corso dei decenni, al variare del contesto storico in cui si vive, e delle proprie esperienze di vita, che ci fanno evolvere (e a volte involvere) come persone.


Ciò che non mi ha mai fatto dire che “i Beatles sono i più grandi di sempre” riguarda il fatto che:
1)      La musica da loro composta si esaurisce nell’arco di 8 anni, tra l’altro facenti parte di un unico e ben definito periodo storico, e quindi l’entità Beatles non ha passato la prova del tempo, perché, anche se è vero che, a più di 50 anni di distanza, i loro pezzi sono sopravvissuti, comunque manca la prova che questa capacità compositiva dei Beatles si sarebbe potuta protrarre anche solo nel corso del decennio successivo.
2)      Io percepisco la loro capacità interpretativa (per me la più importante di tutte) come veramente scarsa. Tanto che sento le canzoni dei Beatles interpretate da chi ne fa le cover (famoso o meno che sia) e sento intensità e trasporto da parte degli artisti decisamente maggiori che non a sentirle interpretate dai Beatles stessi.

Ad esempio, io ascolto “Let It Be” suonata da Aretha Franklin, e sento la forza e l’intensità di una preghiera cantata con tutta l’anima da parte di chi la interpreta; la sento suonata dai Beatles e mi sembra una melodia accattivante, che ti resta anche in testa, ma assolutamente priva di spessore emotivo quasi fosse un qualcosa di fischiettato distrattamente; ascolto altri loro pezzi (cito a caso “A Hard Day’s Night”, “Come Together”, “Hey Jude”, “C’mon Everybody”, “Yellow Submarine”, “Eleanor Rigby”, “All You Need is Love”, “Strawberry Fields Forever”, “Lucy in the sky with Diamonds” o anche altre) e, nonostante le sonorità siano diverse, ho sempre la sensazione, per me fortemente disturbante, che suonino senza lasciarsi coinvolgere emotivamente. E questo è qualcosa che, per il mio giudizio, è assolutamente devastante, perché io vivo la musica come un mezzo attraverso cui si veicolano emozioni allo stato puro e l’emozione non è solo quella vive l’ascoltatore quando ascolta un pezzo, ma è anche (e per me soprattutto) il riconoscere dentro di sé l’emozione che voleva trasmettere l’artista attraverso il suo componimento e la sua interpretazione.

Parlando di alcuni commenti alla mia lista di gruppi che hanno fatto “musica migliore”, dico che ho cercato nella mia memoria gruppi o artisti che avessero composto ed interpretato musica
1)      Per almeno 10 anni e in almeno 2 decenni differenti o
2)      Per archi di tempo anche più brevi, ma ad almeno dieci anni di distanza gli uni dagli altri
3)      Di diverso tipo in diversi periodi della loro carriera artistica
4)      Con un’identità forte e propria

In più tenevo anche a rispondere ad alcuni punti in particolare

1)      A chi mi ha detto “hai messo gli artisti che ti piacciono”, dico che è vero che tutti gli artisti che sono in quella lista mi piacciono (anche se non di tutti gli artisti che ho segnato mi piace tutto quello che hanno fatto), ma è altrettanto vero che ci sono molti altri artisti o gruppi che mi piacciono (e magari anche di più di altri che fanno parte della lista, ma che non ritenevo avessero caratteristiche per starci)
2)      A chi si è stupito per alcuni nomi nella mia lista (in particolare Zucchero, gli Europe e gli Skiantos) rispondo dicendo che per me fanno parte di tre tipologie di artisti, ovvero:
a.       Gli Skiantos fanno parte di quegli artisti che, fregandosene completamente di qualsiasi cosa legata alle logiche commerciali, hanno continuato a fare la loro musica mettendoci sempre dentro quello che era il loro spirito, e lo hanno fatto per più decenni, anche se lontano dalle grandi scene
b.      Zucchero fa parte di quegli artisti che, pur non smettendo mai di fare musica, dopo il momento di maggior successo, hanno passato un periodo di crisi in cui avevano banalizzato la loro, salvo poi, magari anche a distanza di diversi anni, riprendersi ritrovando il loro spirito originario
c.       Gli Europe fanno parte di quei gruppi che, riformatisi ad anni di distanza, riescono a ritrovare una vena di ispirazione che li rende ancora in grado di dire e dare qualcosa a livello musicale, anche facendo cose decisamente differenti da quelle che li avevano portati al successo
3)      A chi mi ha chiesto del perché dell’assenza di alcuni gruppi (in particolare Deep Purple, Nirvana e Cirith Ungol) dico che
a.       Deep Purple e Cirith Ungol, pur piacendomi, sono gruppi che ho frequentato marginalmente e non mi sento di metterli in quella lista
b.      Per quanto riguarda i Nirvana, fanno parte di quei gruppi (come anche Jimi Hendrix e Doors, per esempio) che hanno dato tutto in un numero di anni troppo limitato perché si potesse vedere l’effetto che il tempo avrebbe avuto sulla loro capacità di comporre ed interpretare.
4)      A chi mi ha fatto notare che “non c’è mai più stato qualcuno che abbia avuto un impatto sulla musica così come lo hanno avuto i Beatles” volevo dire che il problema, ad oggi, è che questo gruppo potenzialmente così rivoluzionario e devastante per la musica, potrebbe anche essere già attivo ed essere pure il gruppo formato dai vostri vicini di casa, ma sarebbe molto difficile che la sua musica possa arrivare alle vostre orecchie. Questo perché fino alla prima metà degli anni ’80 chi gestiva i mezzi di diffusione della musica, promuoveva la musica e usava la musica creata dagli artisti come mezzo per arricchirsi, mentre da quel momento in avanti, si è creato un meccanismo per cui si cerca di far creare agli artisti quella musica che serva a trainare il commercio e il guadagno di chi la musica la distribuisce e basta (per la cronaca lo stesso Geddy Lee, in un’intervista concessa a Rock Hard ai tempi della pubblicazione di “Snakes & Arrows”, ha riconosciuto che, se i Rush fossero nati oggi, non sarebbero sopravvissuti neanche il tempo di fare un singolo, proprio per le logiche commerciali che ci sono ai giorni nostri).

Chiudo dicendo che, in ogni caso, questo post non vuole assolutamente giudicare che ama i Beatles e la loro musica, perché per me non c’è nulla di più sacro di come ciascuno di noi vive la musica che ascolta, ma vuole solo spiegare i motivi che sono alla base di quello che è il mio modo di percepire la musica, sia quella dei Beatles che in generale.


Salute a tutti e arrivederci a presto.

lunedì 23 marzo 2015

Una piccola ripresa

È da tanto che ho parecchi pensieri che si affastellano l'uno sull'altro, sia per quello che ci è successo ultimamente, sia per quello che ci siamo trovati a dover fare per affrontarne le conseguenze. Oggi, a distanza di parecchi mesi, scrivo queste poche righe sul mio blog per dire che sto per tornare anche coi miei post-fiume... Nuovi periodi iniziano, nuove energie si aggregano e vecchie e nuove parole si mescoleranno ancora.

A presto.